SOEN, Cody Ford parla delle chitarre di "Imperial" e "Atlantis"

di Francesco Sicheri
16 novembre 2022

photo credits: Inaki Marconi

intervista

SOEN
Cody Ford
Atlantis
Nato in Canada, classe 1991, Cody Lee Ford è parte dei Soen dal 2018, anno che probabilmente passerà alla storia per essere l’ultimo “della normalità” prima dell’impazzare del Covid. La pandemia è stata decisamente infame nell’abbattersi sulla vita artistica della prog metal band svedese la quale, proprio a cavallo di restrizioni e lockdown, ha dovuto rimandare ben due tour e rallentare di conseguenza la promozione del più recente album in studio, Imperial .

A più di un anno di distanza dall’uscita di Imperial, i Soen sono riusciti finalmente a tuffarsi in un lungo tour europeo e successivamente in una ricca serie di date divise tra Stati Uniti e Canada.

Con i brani del più recente lavoro finalmente portato sul palco, il gruppo ha deciso di dare seguito ad un altro progetto fermato dalla pandemia: Atlantis; più propriamente, una performance live in studio, registrata ai leggendari Atlantis Grammofon di Stoccolma, per la quale i Soen hanno ri-arrangiato in chiave orchestrale alcuni dei brani più noti della loro discografia.

Di questo e molto altro abbiamo parlato proprio con Cody Ford in una intervista svoltasi poco dopo la fine del tour europeo.

Ciao Cody, come procedono le...

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cose? Siete appena rientrati dal tour europeo, non è vero?

Anzitutto grazie per avermi invitato per questa intervista. Sì, siamo appena rientrati a casa dopo un mese e mezzo di show dal vivo, e ci prepariamo a ripartire fra qualche settimana. Io, come potrete sentire dalla mia voce, dovrò cercare di riprendermi dal Covid che il viaggio di rientro a casa mi ha regalato. Ad ogni modo le cose vanno bene, non mi lamento.

Ci dispiace molto Cody, e apprezziamo tu abbia voglia di rispondere comunque a qualche domanda.
Figuriamoci, dopo tutto quello che è successo negli ultimi anni, non sarà certo un po’ di febbre a fermarmi dal fare il mio lavoro.

A questo proposito, come è stato tornare dal vivo per un intero mese dopo la pandemia?
Abbastanza surreale, devo dire che le prime date sono sembrate quasi una novità. Siamo stati fermi per molto tempo, come tutte le band, ed essere finalmente in grado di partire per un tour lungo più di un mese ci ha riempito letteralmente di energia.
Quando abbiamo pubblicato l’album Imperial a gennaio 2021, tutto era ancora così incerto che non sapevamo assolutamente come avremmo fatto a promuovere quell’album. Ora, dopo le date europee del tour, possiamo dire che aspettare di poter tornare dal vivo ci ha dato modo di ricaricare le batterie e tornare dai fan al massimo delle nostre possibilità.

In effetti pur non essendo uscito di recente, per molti fan "Imperial" è ancora un nuovo album...
Esattamente, o perlomeno è la sensazione che abbiamo avuto quando abbiamo cominciato a proporre i nuovi brani dal vivo. Imperial è stato stroncato dalla pandemia, perché quando ci stavamo preparando per presentarlo dal vivo, una nuova ondata di Covid e conseguenti restrizioni hanno fermato nuovamente l’interno mondo musicale. Devo ammettere che a noi sembra che l’album sia già molto vecchio, anche se realmente non è così. Quindi nel momento in cui ci troviamo a proporre i brani di Imperial dal vivo, ci accorgiamo anche che per molte persone è ancora una “scoperta”.

Malgrado "Imperial" sia uscito nel 2021, ora avete un nuovo progetto, "Atlantis", in uscita. Si tratta di qualcosa di molto particolare perché avete deciso di ri-arrangiare in chiave orchestrale una selezione di brani.
Sì, teniamo molto al “progetto Atlantis, perché crediamo che ci abbia permesso di re-inventare i nostri brani in modo da far “uscire” ancora più palesemente la profondità ed il range espressivo della nostra musica. Detto ciò, anche soltanto registrare Atlantis è stato incredibile.

Questo perché "Atlantis" è un album ed una video-performance registrati agli Atlantis Grammofon Studio di Stoccolma, ovvero uno degli studi di registrazione più famosi al mondo, soprattutto per la musica classica. Che tipo di esperienza è stata per te?
Incredibile. Non avrei mai immaginato di poter restare così emozionato per via di uno studio di registrazione. Il fatto è che quando entri in certi luoghi ti rendi conto dell’eredità che portano con sé, e tutto prende un altro “clima”. Riguardo al lavoro fatto per i brani invece devo dire che c’è stato molto da fare, perché abbiamo dovuto ri-strutturare gli arrangiamenti per far spazio ad archi, organo e contrabbasso. Non è stato semplice perché non volevamo soltanto aggiungere una sezione orchestrale alla nostra band, volevamo invece che tutto suonasse “integrato” e ben amalgamato.

Da un punto di vista strettamente chitarristico hai dovuto modificare molto delle tue parti?
Abbastanza, anche se probabilmente nel mio caso si è trattato maggiormente di un lavoro sul suono. Ho dovuto usare molto meno gain in alcune brani, per far sì che la mia chitarra non sovrastasse completamente gli archi, mentre in alcune occasioni ho semplificato quegli assoli che solitamente sarebbero stati molto più lunghi ed intricati. In generale quello che ho fatto è stato cercare di asciugare un po’ le mie parti, così che i brani non suonassero troppo “affollati”.

Obiettivo non sempre facile da raggiungere, visto che chitarra ed archi “abitano” le stesse frequenze...
Esattamente. Oggi posso dire con il giusto grado di sicurezza che si è trattato di un buon processo di apprendimento. Ri-arrangiare le parti di chitarra per Atlantis mi ha permesso di imparare molto.

Nella scaletta di "Atlantis", oltre ai vostri brani, si trova anche una stupenda re-interpretazione del brano "Snuff" degli Slipknot. Come vi è venuta quest’idea?
Credo che Martin e Joel siano stati gli artefici di questa proposta. Cercavamo una ballad da re-interpretare ed hanno pensato a Snuff, che non è soltanto stupenda, ma è anche una di quelle canzoni che Joel riesce ad interpretare in maniera perfetta. Il risultato finale credo sia calzante con il resto della scaletta, e questo perché in quel brano ci sono molte sfumature che hanno molto in comune con la nostra musica. Penso sia stata un’ottima scelta da parte di Joel e Martin, ed un’ottima aggiunta alla scaletta di Atlantis.

Proprio su "Snuff" si trova un tuo assolo spiccatamente lirico e dal sound molto ricco. Vogliamo parlare di quello che hai usato sul piano della strumentazione per registrare "Atlantis"?
Anzitutto il giorno prima delle registrazioni di Atlantis mi sono chiuso nello Studio Gröndahl (dove abbiamo registrato anche Imperial) ed ho passato un’intera giornata a preparare i suoni con il mio Quad Cortex. L’idea era quella di preparare il tutto per poter avere due linee separate, una sarebbe servita anche per l’ascolto in cuffia, mentre l’altra doveva essere completamente dry per essere successivamente utilizzata in fare di re-amping. Rispetto al mio solito setup per i Soen ho cercato di abbassare il tasso di distorsione dei miei suoni, senza però andare a perdere la pienezza sulle medio-basse frequenze o la potenza necessaria ad alcune parti della discografia dei Soen. Devo ammettere di essermi divertito molto.

Quindi il Quad Cortex è stato il l’elemento centrale del setup. Per quanto riguarda il re-amping invece cosa hai utilizzato?
Ho optato per una Diezel VH4, che è una scelta che potrebbe sembrare un po’ azzardata per molti chitarristi, ma vi assicuro che è stata semplicemente perfetta.

In realtà si tende a sottovalutare molto la flessibilità della VH4, che è solitamente considerata esclusivamente una testata hi-gain.
Proprio così. Penso ascoltando Atlantis sarebbe difficile riconoscere la VH4, e questo perché in realtà si tratta di un amplificatore molto duttile, oltre che molto comodo. Inizialmente la mia scelta è ricaduta sulla VH4 perché volevo avere la possibilità di passare tra diversi suoni in maniera agile, e senza dover settare più amplificatori. Con i suoi 4 canali la Diezel mi ha permesso di preparare 4 diversi suoni che potevo richiamare semplicemente con il footswitch dell’amplificatore. Questo tipo di setup in fase di re-amping mi ha concesso di mantenere anche sonorità molto uniformi tra di loro.

Per tutto il resto invece il lavoro è stato svolto dal Neural DSP Quad Cortex?
Sì, esatto. Ormai è dal giorno della sua presentazione che lo uso in maniera costante per i tour, ma di recente ho cominciato a sperimentare anche in studio di registrazione. La verità è che dal vivo è una “macchina” troppo performante per essere ignorata, mentre in studio di registrazione posso ancora contare sui pedali che preferisco oppure su amplificatori veri e propri. Malgrado il Quad Cortex sia ottimo, in studio poter contare su un amplificatore analogico, con delle casse in grado di “muovere dell’aria” è sicuramente un’esperienza diversa.

Dal vivo invece sei più che soddisfatto dall’uso di un profiler come il Cortex?
Non potrei chiedere di meglio. Sono una persona che ha collezionato pedali e amplificatori per anni, e li adoro tutti in ugual maniera... Ma la sicurezza data dal sapere di avere ogni sera lo stesso suono, senza il rischio di incappare in problemi dati da cavi di alimentazione, valvole, o cavi patch, è impagabile. Quando si suona con una macchina come il Quad Cortex è anche più facile relazionarsi con i tecnici del suono, e tutto il processo di “creazione” del suono del tour diventa molto più semplice. Ricordo che quando sono entrato a far parte dei Soen tutta la band noleggiava molta strumentazione per le date live, e malgado chiedessimo sempre gli stessi amplificatori, non c’erano mai due show in cui il mio suono era sempre lo stesso. Ovviamente sapevo come portare a casa il risultato, ma lo stress ed i costi erano alle stelle. Quando si è più rilassati si suona meglio, e lo show in generale si svolge in maniera migliore.

Inoltre c’è da ammettere che ad la tecnologia di profiling è in continua evoluzione, e l’affinamento dei suoni è qualcosa che porterà presto a risultati ancora più performanti.
Ne sono convinto. Questo non vuol dire che io sia contro quelle band che portano con sé decine di amplificatori, semplicemente per la nostra realtà e per il modo in cui si svolgono i nostri tour è molto più facile pensare all’efficienza che al mettere sul palco dei muri di cabinet e testate. Chi può permetterselo fa bene a divertirsi portando in giro i propri amplificatori valvolari, ma per quanto mi riguarda al momento sono felice di poter contare su degli ottimi suoni che posso trasportare nella tasca di una gigbag.

Per molte band avere un certo numero di testate e cabinet (finti o meno) sul palco è anche parte dell’impatto visivo...
Non chiederei mai ad Angus Young di presentarsi senza un muro di Marshall. Semplicemente per noi è diverso. I costi di un tour sono alti, ed il trasporto di strumentazione o il noleggio, sono due dei fattori che alzano maggiormente i costi finali dell’operazione. Quindi per il momento dobbiamo badare anche a quello.

Ci racconti invece quali chitarre hai utilizzato per registrare "Atlantis" e durante il tour europeo appena concluso?
Chi segue i Soen da vicino sa bene che non vado da nessuna parte senza le mie Paul Reed Smith, e così è stato anche per Atlantis e per il tour europeo. Per entrambe le occasioni ho portato con me le stesse chitarre, che nello specifico sono state tre. La prima, ed anche il mio strumento principale, è una Paul Reed Smith Custom 22 che monta i Dragon II come pickup. Per quanto mi riguarda è il mio strumento “da lavoro”, una chitarra che posso usare per una miriade di applicazioni sonore, e che fino ad oggi non mi ha mai “lasciato a piedi”. La seconda PRS che ho portato con me è una Studio, che invece monta un pickup humbucker 57/08 al ponte e due mini-hb Narrowfield nelle posizioni centrale e manico. Ha un suono completamente diverso dalla Custom 22, riesce ad avere delle medie frequenze ancora più rotonde e “morbide”, il 57/08 ha un timbro molto potente ma senza essere mai troppo graffiante sulle medio-alte.
Infine la terza chitarra che porto sempre con me è una Fender Stratocaster Deluxe alla quale ho apportato molte modifiche, in particolare ho montato un pickup Hot Rails al ponte, ed un Seymour Duncan Area 61 al manico. Questa Stratocaster è uno strumento al quale sono molto legato, e da quando sono con i Soen l’ho utilizzata per registrare quasi tutte le parti solistiche degli album. Con queste tre chitarre che vi ho citato, mi sento sempre in grado di suonare di tutto.

Cody, è stato un piacere parlare con te. Ti auguriamo di guarire presto dal Covid.
Piacere mio. Mi raccomando, la prossima volta che saremo in Italia passate a trovarci!

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