BILLY GIBBONS PERFECTAMUNDO... UN MONDO PERFETTO

di Maurizio De Paola
19 maggio 2016

intervista

BILLY GIBBONS
PERFECTAMUNDO
Si può ricominciare a 66 anni? Certo! Anzi, “si deve ricominciare!” Parola di William Frederick “Billy” Gibbons, da oltre 45 anni uno dei tre barbudos degli ZZ Top, ed autentica icona del texan blues style. Pronto per un viaggio del tutto nuovo, oggi presenta con orgoglio Perfectamundo, il suo album esotico in uscita tra pochi giorni...

Nato a Houston (Texas) il 16 dicembre 1949, Billy Gibbons ha bisogno di poche presentazioni. Gli oltre 50 milioni di dischi venduti e la ultra-quarantennale carriera degli ZZ Top, sono fatti che anche le pietre conoscono...

Come altri suoi colleghi, potrebbe continuare sulla sua strada così ben tracciata, senza timori e senza scossoni, ma invece Gibbons ha deciso di incamminarsi su un nuovo sentiero, di pubblicare il suo primo disco da solista, e di farlo in maniera sorprendente!

Perfectamundo (Concord Records) è un lavoro che rompe con il suo stile classico ma, in un certo qual modo, lo preserva dalla stagnazione, riportandolo – come dice lui stesso – ai primissimi anni della sua giovinezza, quando suo padre (direttore d’orchestra) volendolo avviare allo studio delle percussioni cubane, lo manda a lezione niente di meno che...

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dal maestro Tito Puente...

Billy Gibbons crea dunque un disco che trasuda sapori e ritmi afro-cubani da tutti i pori, piegando il suo guitar playing sui binari di una nuova e stimolante avventura e mostrando la sua capacità di rinnovarsi di continuo. Se alcuni “puristi” storceranno il naso, significherà che avranno dimenticato il passato... E’ stato Gibbons, infatti, a dare la svolta elettrica agli ZZ Top ed è stato sempre lui ad imprimere alla band il suo marchio originario dopo l'esperienza iniziale con i Moving Sidewalks, la band che – nella seconda metà degli anni Sessanta – aveva aperto più volte per Jimi Hendrix. [Lo stesso Hendrix nutriva un sincero affetto per Gibbons, che considerava uno dei migliori chitarristi della sua generazione...].

Naturalmente la prima domanda riguarda il tuo nuovo (e primo) album da solista che hai titolato Perfectamundo. Cosa ti ha spinto a questo passo dopo oltre 45 anni di carriera? La necessità di uscire con qualcosa diverso dagli ZZ Top?
Perfectamundo è qualcosa di più ampio e complesso che un semplice album da solista. Si tratta di un progetto che raccoglie attorno a sé un folto numero di artisti di grande talento, con cui ho stretto profondi rapporti di amicizia nel tempo. Il disco è sgorgato in maniera spontanea dopo l’inaspettato invito che ho ricevuto per suonare a un festival a La Havana (Cuba).

Purtroppo, per vari motivi, non ho potuto onorare l’invito ma il solo fatto di averlo ricevuto, per me è stato qualcosa di eccezionale, uno stimolo molto positivo, che mi ha fatto tornare ad alcune mie antiche radici. Mi sono ricordato di quando mio padre mi aveva mandato a studiare le percussioni per qualche tempo. E sai chi era il mio maestro? Tito Puente! Proprio così. Io sono stato allievo di Puente! Dopo così tanti anni, era una di quelle cose che quasi avevo rimosso dai ricordi... incredibile, vero? Ci è voluto l’invito a quel festival per scatenare in me una tempesta di emozioni, per riportarmi ai miei anni di infanzia: come se si fosse aperta una porta che avevo chiuso. Lì è scattata una molla imprevista, che ha messo subito in azione le mie risorse mentali.

Quell’esperienza mancata mi ha acceso una miccia nella testa, mi ha fatto esplodere dentro il desiderio di esplorare un universo sonoro diverso ma che mantiene comunque parecchi elementi di contatto con il blues e il rock... molti più di quanti se ne possano intravedere ad un ascolto superficiale! Così è nato in me il desiderio di fare qualcosa di “esotico”, che venisse da quel preciso ambito artistico.

Chiaramente, un progetto del genere doveva esulare dall'ambito degli ZZ Top: un sound e un mondo troppo differenti, un’esplorazione di territori sconosciuti. In ogni caso, la nostra lealtà verso il sound della band e il suo stile, continuano senza alcun dubbio: semplicemente, ora ho trovato eccitante il fatto di spingermi al di là, facendo qualcosa di inaspettato anche per chi mi conosce da sempre.

Nel momento in cui hai deciso di imbastire questo progetto, hai pensato a come avresti fuso il tuo Texas-blues-style con la tradizione afro-cubana, oppure hai lasciato fare all’improvvisazione?
Billy Frederick Gibbons può suonare solo come Billy Frederick Gibbons!... Il che significa, con il suo stile profondamente radicato nel blues. Tuttavia, sin dal principio, sapevo che dovevo fondere questo mio modo di suonare con ritmiche diverse, che tengono decisamente conto dei tempi in levare. Il risultato? Un ibrido fiammeggiante, che non è né l’uno né l’altro, ma tutte e due le cose messe insieme. E non è stata affatto una cosa difficile. In fondo, il blues e la musica afro-cubana sono nate nello stesso posto (l'Africa) e condividono il senso del groove e l’emozionalità tipiche dei loro luoghi d'origine.

Nell’album trovano posto anche ulteriori mondi inaspettati... Quiero Mas Dinero e Perfectamundo sono brani contenenti evidenti elementi rap/hip-hop. Sei interessato anche a questa scena?
Assolutamente sì, così come sono molto interessato alla scena musicale cubana contemporanea, che è molto influenzata dall’hip-hop latino. Già nell’ultimo disco degli ZZ Top avevamo incluso un brano [I Gotsta Get Paid] che ci era stato ispirato da un rapper di Huston alcuni anni fa. Come dicevo, questo disco non conosce limiti di sorta, è un esperimento per menti aperte, che può soltanto rinvigorire lo spirito e ringiovanire la musica che hai dentro.

Baby Please Don’t Go di Big Joe Williams si mostra in una versione così differente dall’originale – e dalle molte che ne sono state fatte – da risultare quasi irriconoscibile. Era questa la tua intenzione?
Sì, certamente. Volevo allontanarmi da qualsiasi cosa che fosse ormai nota e solidificata. Baby Please Don’t Go ha un riff che tutti conoscono sin dalle prime note; allora la sfida è stata: come farne una versione diversa dalle altre pur se rispettosa dello spirito originale? La soluzione è venuta dalla sezione di percussioni che ha cambiato la direzione della song, stravolgendola, ma senza snaturarne l’essenza. Da “vecchia e solita canzone” si è trasformata in una “nuova canzone”: come una pianta cresciuta sulle ossa di un corpo sepolto. E per farlo, sono bastati pochi giri ritmici diversi.

Anche il titolo stesso del disco, Perfectamundo, sembra voler sfidare il comune e l’ordinario...
Giusto, ne hai colto l’essenza! È un termine che non è corretto in spagnolo ma neanche in inglese o in un’altra lingua. Però suona benissimo, come il misto di blues e sound cubano che c’è dentro e che ha trasformato le registrazioni del disco nel nostro “mondo perfetto”. Il bello è che, anche se non è un'espressione corretta, tutti la capiscono... come uno slang universale, che riesce ad essere più preciso di qualsiasi regola di grammatica. Ecco lo spirito del disco di questo lavoro: farsi capire da tutti con il semplice linguaggio di una musica istintiva e trascinante.

Quali sono stati i musicisti che hai coinvolto in questo progetto e come li hai scelti?
Molti hanno contribuito alla realizzazione di questo disco, ma voglio citarti i tre più importanti, anche come ringraziamento per tutto quello che hanno fatto. Innanzitutto, Mike Flanigin di Austin (Texas). Lui suona l’Hammond B3 e il pianoforte ed è un musicista grandioso. La sua creatività e i suoi interventi sono stati fondamentali: senza di lui, questo progetto non avrebbe avuto neanche il 50% del sapore che ha. Dal canto suo, G.G. Martine di Los Angeles, è un tastierista eccezionale ed i suoi arrangiamenti hanno contribuito in maniera determinante a darci il mood che avevamo in testa. Infine, il nostro percussionista/cantante/rapper Alx “Guitarazza” Garza ci ha messo quei solidi contrappunti che rendono irresistibile il groove di ogni brano della tracklist.

Passiamo alla strumentazione: che cosa hai utilizzato per registrare questo disco? C’è qualche novità rispetto al tuo setup abituale?
Il parco-chitarre che ho utilizzato per questo disco, include una serie di Gibson Spanish ES elettrificate, tratte dalla mia collezione di strumenti vintage; oltre ad alcune Fender Tele Blackguard gentilmente offerte da Nacho Baños di Valencia (Spagna): un mio grande amico ed esperto di chitarre vintage. In più, ho utilizzato la speciale Goldtop che Gibson ha realizzato per me: una solid body dal suono grosso e pastoso che ha completato in maniera ottimale il sound dell'intero disco.

Questo disco influirà sull’attività degli ZZ Top? Nell’immediato futuro, ci sono programmi che andranno a coinvolgere Dusty Hill e Frank Beard?
Non c’è niente che possa fermare gli ZZ Top e il fatto che mi sia preso una pausa per fare questo disco, non ha influito nè influirà l’attività del trio. A breve saranno annunciate nuove date e un nuovo tour. Abbiamo già registrato dell'ottimo materiale e siamo eccitati all’idea di proporlo al nostro pubblico... nuovi brani, nuovo divertimento! La macchina degli ZZ Top va avanti e ti posso garantire che funziona alla perfezione!

Sei anche uno stimato attore e dal 2005 reciti regolarmente nella serie televisiva Bones. Questo tipo di esperienza influisce in qualche modo sul tuo essere musicista?
Adoro recitare in quella serie! Trovo che sia fantastico far parte di un’altra famiglia [il cast di Bones e le persone che vi lavorano] dove andare a rifugiarti quando ne hai un po’ piene le scatole delle prima: il music business! Sono tutti estremamente professionali e concentrati e, in un certo modo, stiamo crescendo insieme: come se fossimo una band, in cui tutti prima contribuiscono a comporre i brani giusti e poi ciascuno si preoccuperà di suonare l'assolo giusto. Ovviamente, si tratta di una band un po’ più numerosa rispetto al mio trio di barbuti... [ride] ma mi aiuta ad ampliare il mio ventaglio di esperienze e, quindi, anche a traghettare nella musica queste mie nuove sensazioni e sentimenti. Oltretutto, il ruolo che interpreto nella serie, è quello di un chitarrista amante del whiskey [è il padre di una delle protagoniste]... che non è neanche così distante dalla realtà! [ride] Se sei un caratterista, puoi solo fare la parte di quel che sei effettivamente, non puoi ingannare nessuno. In pratica, in Bones non recito, mi limito ad essere me stesso, immerso nelle varie situazioni da affrontare. E mi pagano pure per farlo! È davvero un perfectamundo...

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