REX SHEPHERD jazz & avant-garde


intervista
Tocco originale, improvvisazione, sperimentazione e capacità di combinare gli stili più diversi – nelle vesti di solista ed anche in quelle di leader dei No End Now – sono i punti di forza di Rex Shepherd (Wilmington, Delaware 7 aprile 1965): tutti ben evidenti nelle sue tre odierne uscite discografiche.
Rex, infatti, è il protagonista di tre release discografiche uscite da pochi mesi: Duets, una manciata di vecchi brani inediti rielaborati col bassista John Tschirhart; Ohio, album all’insegna dell’improvvisazione col supporto di Don Volenik (tromba), Alex Henry (sassofono) e Mike Hovancsec (koto) ed infine Sonority, di nuovo con John Tschirhart, le cui tracce, in bilico tra jazz blues e rock, affrontano i delicati temi legati all’attuale situazione politica statunitense.
Pubblicare tre album assieme deve essere stata una mole di lavoro non indifferente... Come ti è venuta questa idea?
Sono solito registrare quel che suono e compongo in studio e, negli ultimi cinque anni, mi sono trovato con un bel po’ di materiale,...
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