DIRTY THRILLS Jack Fawdry

di Susy Marinelli
09 febbraio 2019

intervista

DIRTY THRILLS
Heavy Living
JACK FAWDRY
“It’s only rock'n'll but I like it”: parola di Jack Fawdry, chitarrista dei vulcanici Dirty Thrills, impegnati con il loro nuovo album, "Heavy Living", uscito il 15 settembre 2017...

Fedeli al rock grezzo e bluesy degli anni Sessanta e Settanta, i Dirty Thrills paiono proprio non volersene allontanare. Uno stile ruvido, grintoso e sinuoso, caratterizzato da graffianti riff di chitarra e dal solido groove del tandem basso/batteria: una lezione appresa dall'ascolto dei Rolling Stones (prima) e di Led Zeppelin e Black Sabbath (poi), ed elaborata sin dagli esordi in quel di Londra nel recente 2012.

Anticipato dal singolo "Law Man", il nuovo "Heavy Living" (Frontiers Records) riporta alla luce i fasti di un rock glorioso e mai dimenticato, facendo accostare i Dirty Thrills a nomi ben più consolidati del panorama attuale come The Darkness, Queens Of The Stone Age e Rival Sons, per i quali la band londinese ammette di nutrire grande ammirazione.

"Heavy Living" arriva a due anni di distanza dall’Ep "Sweetheart Of The Slums" che i Dirty Thrills hanno pubblicato dopo l’album di debutto omonimo, che gli è valso la grande attenzione dei media a livello internazionale. Nel frattempo, Jack Fawdry e i suoi compagni di avventura...

l'articolo continua...

hanno scorrazzato in giro per il mondo collezionando un numero di show quasi da record, supportando nomi famosi di rock e hard rock, partecipando a svariati festival, e tenendo il motore sempre su di giri.
Dopo una simile esperienza ed il conseguente accresciuto know-how, il quartetto londinese oggi appare più ambizioso e determinato che mai, e si dichiara pronto alla conquista del mondo...

DIRTY THRILLS lineup
Louis James (lead vocal) – Jack Fawdry (guitar) – Aaron Plows (bass) – Steve Corrigan (drum)

...............................................................................................................
Dirty Thrills "Heavy Living"
Decisamente impegnati a dare peso e significato alla parola vintage, i Dirty Thrills ci danno dentro con tutta la loro passione e con il nuovo "Heavy Living" fanno centro ancora una volta.
Un album grezzo quanto basta, sporco ma solo in apparenza, ed in grado di mostrare che i quattro ci sanno proprio fare…

"I’ll Be With You" parte con un giro di basso che anticipa gli altri strumenti e i riff graffianti della chitarra di Jack Fawdry: semplice e puro hard rock. Arriva quindi "Go Slow" con i suoi tratti bluesy e con un Louis James (figlio di Nicky James dei Moody Blues) che impreziosisce il tutto con la sua ugola d’acciaio rivelandosi altresì un buon armonicista.

L’atmosfera di "Law Man" si dirige verso quella dei Led Zeppelin, con il basso di Aaron Plows che continua a farsi sentire. Di nuovo, gli Zeppelin scorrono tra le note di "Hanging Around" e "Lonely Soul", quest’ultima una splendida ballad dalle tinte soul&blues, con la voce di James che fuoriesce avvicinandosi talvolta a quella di Glenn Hughes e la chitarra di Fawdry che va ad offrire un assolo ricco di passione.

Tra esplosioni hard rock e rallentamenti psichedelici arriva "No Resolve", seguito da "Rabbit Hole", un hard blues passionale con gli incredibili vocalizzi di un Louis James, che letteralmente incanta anche nel successivo Drunk Words. Chiude "Get Loose", all’insegna di un hard rock trascinante e divertente.

Come si è scritto ormai più di una volta, i Dirty Thrills sono sinonimo di grinta, stile, scosse adrenaliniche e, soprattutto, buona musica… suonata bene!
...............................................................................................................

"Heavy Living" arriva due anni dopo l’Ep "Sweetheart Of The Slums", e al contempo la vostra musica ha fatto un step in avanti, sei d'accordo?
Sì, credo che sia molto maturata. Personalmente continuo ad amare quegli elementi che caratterizzano il nostro vecchio materiale, ingenuità incluse, ma devo dire che Heavy Living, mantenendo lo stesso mood e direzione, è di sicuro il nostro miglior lavoro.

A cosa si riferisce il titolo?
Si riferisce al tenere i piedi per terra e ha a che fare con il lavoro e gli sforzi che la gente è costretta a fare ogni giorno per andare avanti. Suonare in una band è il mestiere più bello del mondo, ma al tempo stesso è anche quello meno sicuro. I periodi duri che abbiamo attraversato a causa del pessimo modo in cui viene amministrata l'industria musicale ne sono una dimostrazione... Ecco, questo è un ulteriore motivo per il quale abbiamo scelto Heavy Living come titolo per il nostro disco.

Come sono nati i brani dell’album?
Abbiamo composto e suonato i brani tutti assieme: un lavoro di squadra, durato circa un anno. Difficile dirti oggi con precisione la misura del mio contributo: ormai è passato un bel po' di tempo e mi sono quasi dimenticato quali sono le parti che ho composto io e quali non lo sono.

E’ avvenuto in studio questo lavoro di squadra?
Sì, in studio. In alcuni casi abbiamo definito l’arrangiamento di un brano composto da qualcuno di noi, mentre altri brani sono nati da degli spunti venuti fuori da una jam.

C’è stato un brano di Heavy Living più difficile da registrare e, nel caso, perchè?
Per me il pezzo più duro è stato Lonely Soul. E’ semplice ma, proprio per questo, espone parecchio il tuo playing che, a quel punto, richiede che ogni nota sia chiara, definita e suonata in modo corretto. Basta una esitazione e non funziona più. Oltretutto, ho lavorato un bel po’ sull'assolo prima di decidermi a registrarlo... Alla fine però sono stato davvero soddisfatto di come è venuto fuori l’intero brano!

Nonostante il tuo percorso di chitarrista sia ancora giovane, i tuoi riff sono già parecchio valutati. Quanto spazio hanno in questo nuovo album?
Stare in una band in cui c’è una sola chitarra, per un chitarrista significa avere uno spazio enorme. Ecco quindi che io non devo lottare o competere con un altro chitarrista per aggiudicarmi un assolo o una ritmica. Dunque, sì, lo confermo: Heavy Living è pieno di miei riff e... parecchi assoli! [ride]

Heavy Living sta ottenendo giudizi decisamente favorevoli da parte dei media: vi aspettavate reazioni del genere?
Beh... onestamente, sì. E’ un buon disco: io sono orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto e sono assolutamente grato di tutte le belle parole che stanno scrivendo e dei lusinghieri commenti in arrivo da ogni parte del mondo.

La vostra musica, la vostra attitudine e persino il vostro look, riportano al rock dei Settanta: vi sentite dei musicisti coraggiosi a proporvi al grande pubblico che oggi insegue trend molto diversi?
Semplicemente penso di non aver avuto altra scelta! Steve Vai una volta disse che non aveva mai provato a suonare come qualcun altro perché pensava di non essere abbastanza bravo per farlo. Crescendo mi sono sentito allo stesso modo e così mi sono concentrato al massimo per riuscire a suonare il tipo di musica che mi coinvolgeva davvero, piuttosto che imitare qualcuno. Ok, il mio è uno stile vintage e non più tanto popolare al giorno d’oggi, ma va bene così perché a me piace.

Però dei chitarristi che ti hanno ispirato, ci sono stati...
Certo! Joe Satriani, Steve Vai, Walter Trout, Dan e Justin Hawkins dei The Darkness. E, quando avevo 15 anni, Matt e Corey dei Trivium.

Che genere di equipment hai utilizzato per le registrazioni di Heavy Living?
Ho usato i miei amp Laney GHR50 e Lionheart, effetti Boss Space Echo e Blues Driver, ElectroHarmonix POG, Dunlop Wah e, in alcuni momenti, anche un Digitech Whammy Pedal.

Sul palco non ami utilizzare troppi effetti, confermi?
Il fatto è che io devo suonare come si deve: non posso nascondere il mio playing dietro il marasma degli effetti. Attenzione, però: non ho nulla contro i pedali, anzi, sono grandiosi, ma io dico che bisognerebbe imparare a suonare bene la chitarra con i polpastrelli e poi passare all’ausilio dei suoni nella pedaliera!

Quale diresti che sia la tua principale abilità nel coinvolgere il pubblico durante uno show?
Credo che tutto stia nell’essere onesto. Se un brano ti scatena la rabbia, allora sfascia pure la chitarra; se ti fa venir voglia di piangere, allora piangi, anche se sei sul palcoscenico davanti a tante persone... La musica si basa sulle emozioni e se riesci a trasmetterle al tuo pubblico, allora lo hai conquistato al 100%.

Qual è il complimento più lusinghiero che hanno fatto al tuo guitar playing?
Ogni volta che qualcuno dice che ho suonato meglio rispetto allo show precedente, io mi sento al settimo cielo! E mi sprona a continuare a fare sempre meglio.

Sul palco ti mostri scatenato, sanguigno e sicuro: tutto questo è agevolato in qualche misura dal tuo look?
Sì. Ormai ho tantissimi tatuaggi sul corpo e con essi mi ci trovo a mio agio. E’ come se portassi addosso una t-shirt colorata... anche senza indossarla.

Louis James, figlio di Nicky James [ex cantante dei Moody Blues] è il frontman della band: in qualche modo, vi ha fornito una extra ispirazione nel comporre la vostra musica?
Avere Louis nella band è di per sé una grande ispirazione... al di là di ciò che suo padre possa avere fatto!

I Dirty Thrills sono stati invitati da Joey Tempest come opening del suo tour, oltre ad aver aperto per gli Scorpions. Con quale spirito ti sei avvicinato a questi noti nomi del rock?
E’ stato favoloso osservare da vicino professionisti di quel livello. C’è soltanto da imparare da quelle persone e, oltretutto, quando li conosci meglio ti rendi conto che sono dei tipi davvero simpatici e piacevoli.

Che cosa hai imparato da loro?
Che essere umili è la prima cosa! E poi a godersi ogni singola performance e concerto... anche quando lo fai da tanti anni. E’ proprio questo ciò che conta sul serio e che fa la differenza!

Di recente siete stati in tour con i Black Star Riders. Ritieni che abbiate qualcosa che vi accomuna sotto il profilo meramente musicale?
No, non penso... eccetto che entrambe sono band davvero toste! [ride]

Sei nei Dirty Thrills sin dagli esordi, giusto?
Sì, la band è nata nel 2012 ed io ne faccio parte da allora. L’idea iniziale è stata di Louis, ma devo dire che quando ci siamo incontrati tutti a casa sua, che poi è lo studio di registrazione di suo padre, nel Wiltshire, ci siamo ritrovati subito in grande sintonia. Tra l’altro io, Louis e Steve ci conoscevamo già da tempo; Aaron è arrivato dopo ma si è inserito bene da subito. La cosa bella è stata che tra una suonata e una bevuta abbiamo fatto amicizia, entusiasti del fatto di avere influenze musicali in comune. Il nome della band è stata una idea di Louis. All’inizio ne avevamo pensati degli altri, ma a nostro parere nessuno suonava bene quanto Dirty Thrills.

C'è una band a parte i Dirty Thrills nella quale ti piacerebbe suonare?
I Queens Of The Stone Age! Anzi, colgo l’occasione per fare un appello: Josh Homme, se stai leggendo questa intervista, fammi uno squillo! [ride]

Non ci hai detto quando hai cominciato a suonare la chitarra!...
Ho iniziato quando avevo 15 anni. Ero seduto alla fermata e stavo andando a scuola quando, salito sull’autobus, mi sono reso conto di aver lasciato il mio strumento scolastico, ovvero il sassofono, sulla panchina. Ebbene, cinque minuti dopo il sassofono era stato rubato. Quando arrivai a scuola l’insegnante mi disse che avrei dovuto comunque suonare uno strumento. A quel punto presi al volo una chitarra, giusto per non finire nei guai e... ecco oggi dove sono arrivato!


Podcast

Album del mese

Maria Teresa Soldani
"MADE IN USA" Sonic Youth tra indie, pop e cinema
Mimesis Edizioni

Con una narrazione articolata in 152 pagine, l’autrice Maria Teresa Soldani analizza il ruolo paradigmatico dei Sonic Youth nell’avvento della cultura indie/alternative,...

BILL FRISELL
Orchestras
Universal

Il trio è il format prediletto da Bill Frisell e non è un caso che il celebre chitarrista statunitense abbia imbastito una formazione stabile con...

RUBBER BAND
About Time
GT Music

Si intitola About Time il nuovo album della Rubber Band, ed è una limpida fotografia delle influenze di cui si nutrono da oltre venti anni:...