David Bowie Tour Mondiale con Peter Frampton
GuitarClub Giugno 1987
di Paolo Battigelli
01 giugno 1987

intervista
David Bowie
Una delle prime volte che ascoltai David Bowie fu in un locale londinese a metà tra il pub e la discoteca. In un angolo, seminascosto da un imponente bancone, faceva bella mostra di sé un juke box Wurlitzer d'annata, ai lati del quale due ragazzi dai capelli color pel di carota in abiti luccicanti schioccavano le dita visibilmente soggiogati dalla musica.
La voce era calda ma sferzante, il ritmo incalzante ed il ritornello annunciava profeticamente "Five Years": erano i giorni di gloria di Ziggy Stardust e dei suoi ragni alieni, inquietanti presenze provenienti dal lontano pianeta rosso.
Da allora, sono trascorsi quasi tre lustri ma la presenza di Bowie continua ad aleggiarci intorno seppur attraverso mutazioni generiche ricorrenti.
Un'abbondante discografia, un'esauriente bibliografia ed un'altrettanto variegata incursione nel mondo della celluloide hanno sottolineato le sue gesta, un'attività febbrile che non accenna a placarsi. Dosi massicce di vinile, agglomerati di carta stampata e chilometri di pellicola che spaziano dal revival anni Cinquanta ad un mondo favolistico, dall'elettronica spinta al genuino rock and roll; il tutto visto attraverso la lente deformante degli agiografi le cui opere, spesso apocrife, tendono asintomaticamente al concetto aureo secondo il quale Mr. Jones, se non un genio, resta...
l'articolo continua...
La voce era calda ma sferzante, il ritmo incalzante ed il ritornello annunciava profeticamente "Five Years": erano i giorni di gloria di Ziggy Stardust e dei suoi ragni alieni, inquietanti presenze provenienti dal lontano pianeta rosso.
Da allora, sono trascorsi quasi tre lustri ma la presenza di Bowie continua ad aleggiarci intorno seppur attraverso mutazioni generiche ricorrenti.
Un'abbondante discografia, un'esauriente bibliografia ed un'altrettanto variegata incursione nel mondo della celluloide hanno sottolineato le sue gesta, un'attività febbrile che non accenna a placarsi. Dosi massicce di vinile, agglomerati di carta stampata e chilometri di pellicola che spaziano dal revival anni Cinquanta ad un mondo favolistico, dall'elettronica spinta al genuino rock and roll; il tutto visto attraverso la lente deformante degli agiografi le cui opere, spesso apocrife, tendono asintomaticamente al concetto aureo secondo il quale Mr. Jones, se non un genio, resta...
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