MONTROSE I Got The Fire

di Umberto Poli
04 ottobre 2022

recensione

MONTROSE
I Got The Fire
Hear No Evil Recordings
Voglia di hard rock vibrante e muscolare? Magari di taglio seventies e dal piglio sfacciatamente americano? Il gioco è fatto. Senza scomodare la DeLorean di Back To The Future, basta lanciarsi alla ricerca del succulento cofanetto recentemente edito dalla Hear No Evil e dedicato alla retrospettiva dei Montrose. La band, originaria della California, vide la luce per merito del fondatore e chitarrista Ronnie Montrose (già al servizio di Van Morrison, Herbie Hancock, Edgar Winter) e fornì il trampolino di lancio ideale per il cantante Sammy Hagar che, da allora in avanti, spiccò il volo anche come solista e soprattutto, nel 1986, tra le fila dei Van Halen in sostituzione di David Lee Roth.

Il box contiene i 6 cd che coprono la discografia essenziale della band, dal debutto omonimo del 1973 fino al 1976. Ma non finisce qui. Gli appassionati potranno trovare registrazioni dal vivo, demo e ghiotte bonus track, il tutto corredato da un esaustivo libretto comprensivo di note, foto e curiosità. Montrose (1973), Paper Money (1974), Warner Bros. Presents Montrose! (1975), Jump On It (1976): questi i titoli del periodo d’oro della carriera del gruppo, che -...

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quasi in totale sordina - sarebbe tornato ancora due volte in attività grazie alla volontà e alla spinta del leader: nel 1987 per la pubblicazione di Mean e nel 2002 per l’ultima reunion (il chitarrista è morto suicida nel 2012).

I Got The Fire rappresenta l’opportunità, tanto per i fan quanto per chi ancora non li conoscesse, di ritornare alle origini di hard rock ed heavy metal attraverso una buona manciata di canzoni che hanno fatto la storia del genere e che, nel corso degli anni, sono state riprese da altre formazioni celebri quali Iron Maiden (I Got The Fire e Space Station # 5 ), Tesla (Rock The Nation ), Leslie West (One Thing on My Mind ) e gli stessi Van Halen (Make It Last ). Gli ingredienti del quartetto sono da ricercarsi tra i più semplici e al tempo stesso più funzionali ai fini del successo: una sezione ritmica infuocata (Bill Church al basso e Denny Carmassi alla batteria), una voce potente e graffiante (all’epoca Hagar era ancora sconosciuto) e il trittico Gibson Les Paul - Fender Bandmaster - Big Muff di Ronnie Montrose.

Sebbene il primo album del gruppo, prodotto dal leggendario Ted Templeman (The Doobie Brothers, Little Feat, Van Morrison, Van Halen) e spesso annoverato tra le opere più rappresentative della scena metal, sia già di per sè un ottimo motivo per ri-avvicinarsi alla band, anche i restanti 5 dischi di I Got The Fire sapranno sicuramente appagare il desiderio di buone vibrazioni, ottima musica e grande groove di qualunque rocker degno di tale nome.

 

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