THE OMNIFIC Escapades

di Patrizia Marinelli
01 dicembre 2021

recensione

THE OMNIFIC
Escapades
Wild Thing Records
Anticonvenzionale è l’aggettivo che con molta probabilità descrive al meglio The Omnific, formazione a tre (basso|basso|batteria!) con base a Melbourne (Australia).
Matt Fackrell e Toby Peterson Stewart (basso) e Jerome Lematua (batteria) danno vita a un variegato mix fatto di groove, punch, prog e psichedelia, che vanno a fondersi con la tecnica (impeccabile) e la musicalità (coinvolgente), restituendo all’ascoltatore un turbinio di emozioni. Certo, una formula per i palati più fini, i quali però, evidentemente, sono tanti nel globo: l’uscita di Escapades è stata preceduta infatti da tre Ep salutati da milioni di streaming, mentre i concerti live non hanno fatto che accrescere la reputazione della band.

Di fatto, Escapades è il primo album targato The Omnific: la sintesi del grande lavoro fatto dal trio australiano sin dagli esordi, che oggi sfocia in un linguaggio ed interplay raffinati e in uno standard esecutivo di grado elevato; il tutto condito da un intento preciso: non una vetrina per l’ego, ma un veicolo per consegnare ai brani (strumentali) solide strutture e cantabilità.

[Nota – Mixing: Adam Bentley. Mastering: Ermin Hamidovic (Devin Townsend Band, Peryphery…]

Apre le danze Antecedent con i due bassi impegnati a dare manforte...

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agli interventi di piano e synth di Clay Gober (dei Polyphia); poi segue Wax & Wane, un tripudio di assoli di Fackrell e Peterson Stewart, le cui sonorità e groove dialogano e si intrecciano, mentre il drumming di Lematua esplora l’elettronica creando pulsazioni asciutte e pungenti.

The Labyrinth Chronicles calma le acque con una intro di pianoforte: segue una jam del trio che calzerebbe a pennello alla colonna sonora di un film western, poi il clima si fa più epico e prog ed il basso si conquista il centro della scena.

Un drumming intenso e puntuale contraddistingue Scurryfunge, punteggiato dagli interventi di pianoforte e del contrabbasso di Joshua Verco; poi arriva Merlin’s Id, il brano dalla durata maggiore della scaletta in cui i due bassi elettrici dialogano, si rincorrono e poi respirano a fondo, mentre la batteria scandisce il ritmo con pertinenza.

Melodie e repentini cambi di atmosfera caratterizzano Matai e il successivo Fountainhead, poi arriva il beat martellante di Dwam quindi, il nono brano della scaletta, Ne Plus Ultra.

Della durata di poco più di un minuto, con accenni a temi sviluppati in certi episodi precedenti, Escapades funge da rampa di lancio per il conclusivo Posterity: un variegato mix di melodie, chorus, atmosfere e ritmi, con i bassi a condurre tutto e tutti in maniera raffinata. Una ulteriore testimonianza dell’abilità di The Omnific nel creare brani strumentali complessi ma fruibili all’ascolto.

Patrizia Marinelli

 

 

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