BUDDY GUY The Blues Don’t Lie

di Dario Guardino
01 dicembre 2022

recensione

BUDDY GUY
The Blues Don’t Lie
RCA Records
L’ho promesso a tutti loro – B.B., Muddy, Sonny Boy… – sino a quando rimarrò in vita, farò di tutto per tenere vivo il blues . Non vedo l'ora che il mondo ascolti il mio nuovo album perché il blues non mente… ” Già, il blues non mente e The Blues Don’t Lie è proprio il titolo dell’omonimo disco di Buddy Guy, uno dei più valorosi interpreti viventi della musica del diavolo, uscito lo scorso settembre 2022, esattamente 65 anni dopo l’arrivo dell’artista a Chicago proveniente da Baton Rouge (Louisiana), nel lontano 1957. 

Nelle 16 tracce della scaletta The Blues Don’t Lie disegna proprio i colori e le nuance con cui Buddy Guy ha vestito il suo guitar playing nel corso delle decadi e, dare il via all’album e sentire librare nell’aria le note della sua Stratocaster, è un po' come tornare a casa in una sorta di viaggio a ritroso nel tempo. 

Si tratta in sostanza di un album di classic blues dove comunque non mancano le sorprese a conferire al tutto la tipica marcia in più: è il caso di We Go Back , un ipnotico...

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minor blues nel quale la chitarra di Guy duetta con una ospite d’eccezione, la cantante statunitense Mavis Staples (classe ‘39), ma anche di Follow The Money con la voce raffinata di un James Taylor che non necessita di presentazioni, per un blues tanto scarno quanto emozionale, in cui Guy sforna un playing più composto del solito, centellinando come si conviene le note della sua amata Strato. 


Con What’s Wrong With That il clima si fa torrido: la chitarra dell’86enne Guy ruggisce con una grinta e una determinazione che lasciano quasi di stucco, e questa volta è Bobby Rush (artista nativo della Louisiana, anch’egli trasferitosi a Chicago in giovane età) ad affiancare il leader in un funk blues davvero coinvolgente.

In Symptoms Of Love è la voce di uno stellare Elvis Costello a rispondere agli umori rock’n roll della chitarra di Buddy Guy, mentre in Gunsmoke Blues è Jason Isbell ad affiancarsi al leader; nelle restanti tracce è Guy ad impossessarsi del microfono, fornendo la prova che la sua è una voce a tutt’oggi in gran forma.

In definitiva The Blues Don’t Lie è una sorta di compendio del blues, dallo shuffle al funk, dallo slow fino al minor blues, il tutto adornato dalla maestria di Buddy Guy col suo fraseggio ispirato, fluido e naturale, riconoscibile sin dalle prime tre note. Una texture che continua ad arricchirsi come solo un buon vino può fare. 

Il precedente album di Buddy Guy, The Blues Is Alive And Well , si è guadagnato plausi e riconoscimenti; non ci sarebbe da stupirsi se il nuovo The Blues Don’t Lie inseguisse quelle orme.

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