EVH GEAR 5150III Hypersonic 6L6
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È un segnale culturale: il riconoscimento che persino un marchio associato a stack monumentali, push-pull incandescenti e headroom valvolare, debba misurarsi con un pubblico sempre più abituato al concetto di portabilità e integrazione diretta nell’ecosistema di registrazione contemporaneo. Ciò che colpisce non è tanto la scelta tecnica, quanto il posizionamento: EVH, attraverso un combo totalmente digitale, dichiara che la propria identità timbrica può esistere anche al di fuori dell’hardware legato alla tradizione.
Allo stesso tempo, però, la questione economica rende il dibattito meno lineare. EVH Hypersonic 6L6 arriva sul mercato europeo intorno ai 1.539 euro. La testata...
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valvolare 5150III 50W 6L6 viaggia attorno ai 1.349 euro. Il divario è ridotto. Anche considerando la necessità di un cabinet dedicato per la testata, la forbice tra le due opzioni non si apre in maniera così netta da decretare un vincitore automatico. L’amplificatore digitale promette un suono “virtualmente indistinguibile” dal 5150III tradizionale: una promessa impegnativa e, soprattutto, orientata più alla replica che all’evoluzione. A fronte di un’effettiva equivalenza di prezzo, il chitarrista esperto si trova dunque davanti a un interrogativo: se il digitale non si propone come alternativa espressiva, ma come strumento per ottenere “lo stesso suono”, quale motivazione può davvero spingere verso un combo digitale?
Il beneficio non sembra trovarsi nel timbro dello strumento, ma nella gestione. Meno peso, meno manutenzione, meno vincoli di volume, più flessibilità nelle connessioni. Una dinamica che rispecchia il mercato attuale: i chitarristi non rinunciano al suono valvolare per scelta estetica, bensì perché il contesto in cui operano richiede soluzioni ibride, versatili e trasportabili. Il nuovo Hypersonic 6L6 si inserisce esattamente in questa tensione tra continuità e trasformazione. Il suo valore non risiede nel suo tentativo di sostituire l’analogico, ma nel mettere EVH dentro uno chassis differente, senza modificarne il lessico timbrico. È una dichiarazione d’identità mascherata da modernità: ciò che cambia è il mezzo, non l’estetica sonora.
Da qui nasce la domanda che attraversa tutto questo articolo: il nuovo digitale EVH è una vera risposta a un bisogno reale o un tentativo di allinearsi a un mercato che corre più veloce della tradizione? Lo vedremo nei paragrafi successivi, analizzando costruzione, controlli, connettività e comportamento sonoro.
COSTRUZIONE
Hypersonic 6L6 si presenta come un combo 1x12” progettato per mantenere la silhouette estetica tipica dei prodotti EVH: pannello frontale nero, griglia metallica, linee squadrate, maniglie robuste. Ciò che cambia è il contenuto interno. Il combo non ospita alcuna valvola, nonostante la sigla 6L6 che appare più una scelta semantica che funzionale; un riferimento che serve a posizionare l’amplificatore all’interno della famiglia timbrica EVH, non a definire la sua architettura tecnica.
Lo chassis in multistrato opta per una configurazione closed-back, soluzione utile per contenere le frequenze basse e mantenere un carattere simile ai combo valvolari della stessa serie. Il diffusore è un Celestion selezionato per coniugare efficienza, medie definite e compressione controllata quando il volume si alza. La filosofia costruttiva ricorda quella del 5150III valvolare: una struttura rigida, pensata per resistere a trasporti frequenti e agli stage rumorosi. L’obiettivo non è replicare soltanto il comportamento elettrico dell’amplificatore valvolare, ma anche l’esperienza fisica legata alla diffusione del suono.
Il cuore dell’Hypersonic 6L6 è una piattaforma digitale avanzata. EVH dichiara un’elaborazione di calcolo capace di gestire dinamiche, attacco e coda armonica con un approccio che imita la risposta delle valvole finali 6L6. La sezione finale è un power amp digitale ad alta headroom progettato per mantenere costanza timbrica, indipendentemente dal livello del volume. La scelta di non inserire neppure una valvola di preamplificazione sottolinea una posizione chiara: Hypersonic 6L6 non è un ibrido, ma un amplificatore interamente digitale che utilizza la sigla storica come riferimento sonoro.
Il peso (circa 18 kg) costituisce uno dei vantaggi evidenti rispetto al 5150III Iconic Series valvolare. La riduzione è nell’ordine del 40% e consente una trasportabilità più agevole. L’assenza di valvole implica anche minor necessità di manutenzione e minor rischio di guasti meccanici dovuti al trasporto. Dal punto di vista strutturale, si tratta di un combo progettato per durare e per funzionare in contesti diversi: studio, sala prove, palco.
PANNELLO CONTROLLI
Osservando il pannello controlli dell’Hypersonic 6L6 si coglie immediatamente l’intenzione di EVH di non stravolgere le abitudini dei suoi utenti storici. Pur trattandosi di un amplificatore digitale, l’interfaccia conserva quel layout tipico della serie 5150III, con tre canali indipendenti che riprendono la consueta suddivisione: pulito e crunch sui primi due, high gain sul terzo. La sensazione, fin dal primo sguardo, è quella di trovarsi davanti a un apparecchio pensato per funzionare come un 5150 “tradizionale”, ma con un livello di controllo interno più raffinato.
I primi due canali condividono una struttura identica, affidata a controlli concentrici per gain, equalizzazione e volume. Una soluzione che consente di mantenere un pannello ordinato senza rinunciare alla possibilità di scolpire ogni canale nel dettaglio. L’equalizzazione rimane quella canonica, Bass, Middle, Treble, e segue un comportamento che ricalca da vicino la voce del 5150III valvolare. Il primo canale si muove in territorio clean, con un carattere brillante e stabile anche a volumi contenuti; il secondo, invece, costruisce gradualmente saturazioni medio-leggere, fino a raggiungere il crunch compatto che rappresenta uno dei segni distintivi del linguaggio EVH.
Un elemento rilevante è la presenza di noise gate dedicati su entrambi i canali. Non si tratta di una semplice aggiunta accessoria: il gate integrato permette di mantenere pulita la risposta anche quando il gain sale, intervenendo con precisione senza tagliare in modo artificioso la coda delle note. Il fatto che EVH abbia scelto di implementare un noise gate persino sul canale pulito suggerisce una lettura chiara: l’Hypersonic è pensato anche per chi utilizza pickup ad output elevato o suona in ambienti rumorosi, dove un controllo di questo tipo diventa indispensabile.
Il terzo canale rappresenta la componente più riconoscibile dell’amplificatore. Qui si entra nell’high gain tipico del mondo EVH, con una risposta che cerca di emulare il comportamento del finale 6L6 tirato a dovere. Anche in questo caso vi sono gain, volume, una semplice sezione EQ e un noise gate dedicato, ma il funzionamento complessivo risulta più diretto. L’architettura digitale consente una regolazione veloce e intuitiva, senza perdere quella densità armonica che ha reso celebre il 5150III. La gestione dell’headroom deriva da un algoritmo specifico che simula la progressiva compressione di un finale valvolare sotto stress.
La parte dedicata agli effetti integra un riverbero controllabile tramite footswitch e un Effects Loop che, pur essendo gestito digitalmente, mantiene un comportamento analogo a quello di un circuito tradizionale, con transizioni di volume stabili e assenza di rumori nei passaggi più rapidi. È una scelta che mira a offrire un ambiente operativo prevedibile da chi utilizza pedali esterni o unità d’ambiente complesse.
Un altro elemento centrale è il power scaling collocato sul pannello frontale per un accesso rapido: la possibilità di ridurre la potenza da 50 watt fino a 1 watt permette all’Hypersonic 6L6 di adattarsi senza difficoltà sia alla sala prove che alla gestione domestica, mantenendo una curva timbrica coerente a qualunque volume. Un vantaggio pratico che molte soluzioni valvolari non possono garantire con la stessa immediatezza.
Il footswitch aggiornato completa il quadro. Permette di cambiare canale, attivare il riverbero e abilitare l’Effects Loop senza ricorrere a sistemi esterni. Una scelta orientata alla funzionalità sul palco, dove avere tutto sotto controllo con un solo pedale riduce complicazioni e margini di errore.
PANNELLO POSTERIORE
È sul pannello posteriore che l’Hypersonic 6L6 rivela la propria natura moderna, distinguendosi in modo netto dalla controparte valvolare. Se frontalmente l’amplificatore mantiene una struttura familiare, il retro mostra invece un set di connessioni che parla al chitarrista contemporaneo, quello che registra in casa, lavora con setup ibridi e necessita di una gestione del segnale più articolata rispetto al passato. Il colpo d’occhio conferma un’impostazione progettata per integrarsi in workflow moderni, senza rinunciare alla praticità operativa.
Uno degli elementi più significativi è l’uscita XLR bilanciata con simulazioni IR integrate. Questa connessione permette di inviare un segnale già modellato con cabinet e microfoni virtuali, pronto per essere acquisito da un mixer o da un’interfaccia audio, bypassando completamente l’esigenza di microfonare il diffusore. Per chi registra in home studio o utilizza monitor in-ear nelle situazioni live, questa soluzione rappresenta un vantaggio immediato: nessun rumore di fondo, nessun problema di posizionamento microfonico, nessuna variabilità ambientale.
Accanto all’XLR, un interruttore dedicato consente di attivare la modalità Silent Recording. Azionandolo, il diffusore interno viene disattivato, lasciando lavorare l’EVH Hypersonic 6L6 come una piattaforma digitale silenziosa. È una funzione che risponde chiaramente a un’esigenza moderna: poter registrare anche di notte, o in appartamenti con pareti sottili, senza rinunciare alla risposta timbrica dell’amplificatore.
Il pannello posteriore ospita anche il selettore del power scaling, che opera su cinque step. Questa regolazione della potenza digitale permette di mantenere una coerenza timbrica stabile anche a volumi estremamente contenuti. Il chitarrista può così passare da un livello pieno, pensato per il palco, a un wattaggio minimo pensato per la pratica domestica, senza perdere l’impronta sonora tipica della serie 5150III. In un amplificatore valvolare questa continuità non sarebbe possibile senza compromessi: qui diventa un elemento integrato nel progetto.
La presenza della porta USB-C apre alla possibilità di aggiornare il firmware. L’Hypersonic 6L6, in quanto piattaforma digitale, può evolvere nel tempo tramite ottimizzazioni, correzioni e nuove funzionalità; è un dettaglio che definisce una differenza culturale importante tra mondo valvolare e mondo digitale: il primo statico, il secondo aggiornabile.
Non manca un ingresso MIDI, pensato per chi utilizza sistemi complessi o pedaliere multieffetto controllate tramite protocolli digitali. La gestione remota dei cambi di canale, del routing e delle funzioni integrate, permette di collocare l’Hypersonic all’interno di un rig professionale senza complicazioni.
Infine, l’uscita cuffie merita una menzione a sé. Spesso considerata una semplice comodità, qui assume un ruolo più centrale. Il comportamento timbrico del segnale in cuffia è modellato attraverso IR e algoritmi dedicati, con l’obiettivo di restituire una percezione tridimensionale che non faccia rimpiangere l’ascolto del suono in ambiente. Con molta probabilità, questa funzione diventerà per molti chitarristi una delle modalità d’utilizzo più frequenti.
SOUND
Il tema centrale dell’Hypersonic 6L6 è la dichiarazione di EVH: timbro “virtualmente indistinguibile” dal 5150III valvolare. La valutazione di questa affermazione richiede un’analisi attenta. Il comportamento dinamico, la costruzione dell’attacco, il sustain e la gestione delle armoniche, sono effettivamente in linea con il linguaggio valvolare EVH. La curva delle medie è ancora protagonista, il registro alto resta definito senza risultare pungente e le basse mantengono una struttura solida. Tuttavia, il contesto digitale porta con sé un comportamento leggermente più lineare, soprattutto nei momenti in cui il 5150III valvolare manifesta una compressione più organica.
Il primo canale mostra un clean stabile, con un leggero accenno di brillantezza tipica del 5150III. Non si tratta di un clean da amplificatore californiano anni ‘60, ma di un pulito moderno con un margine di saturazione graduale. Il secondo canale lavora bene su ritmiche mid-gain, arpeggi sporcati e riff compressi. Qui emerge la vicinanza timbrica all’Iconic Series, con una gran parte della struttura armonica riprodotta in modo coerente.
Il terzo canale rimane il fulcro identitario del marchio statunitense. Dal palm mute alla frase ad alta velocità, la risposta è precisa. Il noise gate integrato permette di mantenere un controllo elevato sulle pause tra una nota e l’altra. Il comportamento a bassi volumi è uno dei punti di forza reali dell’amplificatore. Il power scaling non modifica solo il livello, ma ridefinisce la curva di risposta per mantenere equilibrio sull’intero spettro armonico. In questo l’Hypersonic si dimostra più gestibile della controparte valvolare, che richiede viceversa un certo volume per “respirare”.
Allo stesso tempo, però, è proprio in questa caratteristica che emerge un nodo concettuale: l’Hypersonic non espande il linguaggio EVH. Lo replica. E chi cerca l’esperienza valvolare nuda e cruda potrebbe percepire una coerenza sonora, ma non la stessa reattività tridimensionale di un finale 6L6 analogico portato al limite.
IN BREVE
Il 5150III Hypersonic 6L6 rappresenta un’evoluzione naturale per EVH e una risposta concreta alle esigenze operative dei chitarristi contemporanei. Leggero, dotato di routing avanzato, integrabile in qualunque setup moderno, il combo digitale permette un accesso immediato al vocabolario timbrico EVH senza dover gestire peso, manutenzione e vincoli di volume.
Tuttavia, la vicinanza di prezzo rispetto alla testata valvolare introduce una riflessione. Se il suono è pensato per replicare l’originale e non per superarlo, il valore aggiunto risiede interamente negli aspetti logistici. La testata valvolare, pur richiedendo un cabinet dedicato, offre una modularità superiore e mantiene una natura timbrica autenticamente analogica.
La scelta finale, dunque, dipende dal contesto in cui si opera. Chi ricerca portabilità, registrazione immediata, integrazione digitale, troverà nell’Hypersonic 6L6 una soluzione concreta e coerente. Chi vuole personalizzare il proprio rig, scegliere diffusori diversi, spingere un finale analogico, potrebbe continuare a guardare alla testata 5150III come riferimento principale. L’Hypersonic non sostituisce il valvolare. Coesiste con esso, rappresentando una declinazione moderna dello stesso linguaggio. EVH non rinnega la sua identità: la traduce nel formato che trova più facilmente spazio nelle abitudini dei chitarristi di oggi.
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