MIMMO LANGELLA H A V E N

di Dario Guardino
01 febbraio 2024

recensione

MIMMO LANGELLA
H A V E N
GB Music
H A V E N (GBMUSIC) è il titolo del sesto disco in studio di Mimmo Langella. Il chitarrista partenopeo torna a farsi sentire poco più di due anni dopo la pubblicazione di Wonderful Life. La forte componente melodica, da sempre uno dei tratti distintivi di Langella, unita ad una cura maniacale del suono, fanno di H A V E N un album dal respiro internazionale.

Chitarrista e compositore napoletano, Langella inizia a suonare la chitarra all’età di dodici anni. Successivamente le sue esperienze di studio comprenderanno il diploma con lode al “Guitar Institute of Technology” (G.I.T.) di Hollywood, conseguito nel 1994, e i diplomi accademici di secondo livello in “Musica Jazz” e “Chitarra Jazz” conseguiti con il massimo dei voti rispettivamente nel 2009 presso il Conservatorio di Musica “S. Pietro a Majella” di Napoli e nel 2015 presso il Conservatorio di Musica “D. Cimarosa” di Avellino.

Oltre a numerose collaborazioni di varia estrazione musicale, il palmares di Langella comprende sei album solisti. The Other Side (Smoothnotes) esce nel 2002, gli fa seguito Funk That Jazz (Smoothnotes) nel 2008 con la partecipazione straordinaria di nientemeno che Scott Henderson. Soul Town (Smoothnotes) viene...

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pubblicato nel 2012, album dopo il quale segue una pausa di sei anni prima che A Kind of Sound (GBMUSIC) veda la luce. In seguito al periodo pandemico esce a Wonderful Life (GBMUSIC), che nel 2021 riceve il plauso unanime di stampa specializzata e pubblico.

H A V E N (GBMUSIC) riporta Langella sotto i riflettori, e pertanto abbiamo colto l’occasione per scambiare qualche parola con l’artista partenopeo. Questo è quello che ci ha raccontato.

Ciao Mimmo, sono passati due anni da "Wonderful Life", album che avevamo avuto modo di recensire proprio fra queste pagine. "H A V E N" è un lavoro molto diverso dal predecessore. Vuoi raccontarci la genesi dell’album?
È un po’ il proseguimento di Wonderful Life, è stato prodotto allo stesso modo. Ho prima scritto i brani e preparato i provini nel mio home studio, poi ho registrato le chitarre definitive e gli altri strumenti. Ognuno dei musicisti coinvolti ha registrato nel suo studio, soltanto la batteria è stata registrata negli studi di Artistika Recording di Graziano Donadona, dove abbiamo anche mixato e fatto il mastering. Per arrivare a questo album è servito circa un anno di lavoro.
 
Fra le caratteristiche che ti contraddistinguono ci sono uno spiccato senso melodico, (si prenda ad esempio un brano come Oracle), ed una profonda conoscenza dell’armonia. Nonostante ciò, riesci a raccontare delle storie utilizzando le classiche “poche note al momento giusto”, facendo difficilmente ricorso ad armonie eccessivamente complesse. Come si fa ad arrivare all’essenza, tralasciando tutto il superfluo?
Grazie per il bel complimento! Anche se amo profondamente il mio strumento, mi sento più musicista che chitarrista; la mia attenzione è sempre rivolta alla musica, è quello che mi sforzo di fare da sempre! Quello a cui vi riferite credo sia il mio naturale modo di esprimermi, cerco semplicemente di essere onesto e fare della buona musica che possa arrivare al cuore dell’ascoltatore. Studio per fare musica al meglio, non devo dimostrare niente a nessuno.
 
Sia il drumming, estremamente sobrio, di Pasquale De Paola, sia il playing misurato di Aldo Capasso al basso, emergono in maniera chiara dall’album, soprattutto perché si combinano perfettamente col tuo playing. Cosa puoi dirci a riguardo?
Scelgo con cura i miei collaboratori, mi avvalgo di musicisti vicini al mio mondo musicale, ma soprattutto musicisti che sono sicuro sappiano ascoltare. Non c’è posto per l’ego. Per la batteria, ad esempio, prediligo un suono jazzy, un tocco leggero; il basso contribuisce al sound ipnotico sostenendo la sonorità vagamente ambient che pervade tutto il disco. Do sempre indicazioni e seguo scrupolosamente ogni fase della produzione dell’album.

Rispetto ai tuoi lavori precedenti hai usato dei suoni che si potrebbero definire inconsueti. Si pensi al fuzz fangoso dell’ipnotica Another Circle. A questo proposito che strumentazione hai usato per l’album? E che rapporto hai con l’effettistica in generale?
Ho sempre prediletto un suono asciutto, piuttosto “in faccia”, questa è la prima volta che uso molto gli effetti d’ambiente per disegnare dei paesaggi sonori onirici anche attraverso la combinazione di più tracce di chitarre. Ci sono più sovraincisioni rispetto al disco precedente. Amo il suono analogico e solitamente opto sempre per la semplicità! Ho usato esclusivamente la mia Suhr Custom T HSS con un pick-up Thornbucker+ al ponte, un single coil ML Standard al centro, ed un S90 al manico. La chitarra è dotata anche di ponte tremolo Gotoh 510. Come amplificatore, invece, ho usato dei combo valvolari Mezzabarba, rispettivamente Z35 e Z18 custom. Per registrare in silenzio a casa ho collegato l’ampli alla scheda audio Apogee Element 24 attraverso il Reactive Load e l’A.C.E. della Suhr. In Another Circle il fuzz usato nel solo è il Golden Fleece della Mythos Pedals, ma c’è anche un octaver Tc Electronic Sub’n’Up Mini, un overdrive Wampler Tumnus e un delay analogico Oracle sempre della Mythos Pedals; anche il suono del tema di Remember è ottenuto combinando fuzz e octaver. Il delay digitale e il riverbero sono plugin aggiunti in fase di mixaggio. Infine ho usato anche un looper, il Tc Electronic Ditto X2 che ho sfruttato essenzialmente per loop suonati al contrario!

In "H A V E N" è presente una versione di "Come Together" cantata da Roland Cabezas, nella quale sembra affiorare chiaramente il tuo amore per gli Steely Dan e per quel genio di Donald Fagen.
Sì, mi piace smontare e rimontare i brani che scelgo di reinterpretare, devono diventare pezzi “miei”. Amo il timbro della voce di Roland, in questo disco è presente in tre brani! Roland è un chitarrista eccezionale, pensa che ha suonato per diversi anni con Trilok Gurtu! Gli Steely Dan sono una fonte d’ispirazione, chi non li ama? I loro album sono un manuale di raffinatezza, eleganza e… armonia moderna!   

Hai conseguito il diploma al Guitar Institute of Technology (G.I.T.) con lode nel 1994 e, in seguito, i diplomi di secondo livello in “Musica Jazz e Chitarra Jazz”. Oggi sei uno stimato didatta nonché titolare di cattedra di “Chitarra Pop-Rock” al Conservatorio di Musica “G. Martucci” di Salerno. Come imposti il tuo percorso didattico?
Insegno da molti anni, credo di avere una vocazione per l’insegnamento. Essenzialmente cerco di trasmettere agli allievi un metodo di studio: con l’impegno e la disciplina si possono raggiungere ottimi risultati! Lavoriamo sulla conoscenza dello strumento e dei diversi linguaggi musicali, su come creare una parte di chitarra, sui suoni; poi ci sono la lettura, l’armonia, l’improvvisazione, la tecnica, ma le cose su cui focalizzo particolarmente la mia attenzione sono lo sviluppo del senso ritmico e il timing.  

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