Spiritual Beggars "Sunrise To Sundown"

di Francesco Sicheri
04 settembre 2016

recensione

Spiritual Beggars
Sunrise To Sundown
Inside Out Records
C’erano una volta gli Spiritual Beggars, e con un inizio del genere sapete già che ci sono ottime probabilità che il tutto non vada a finire troppo bene... Scherzi a parte, l’arrivo di Sunrise To Sundown è stato accolto da molti addetti ai lavori con motivato entusiasmo. Perché? Semplice: il precedente Earth Blues aveva consolidato ogni buon motivo per alimentare la smania di nuova musica firmata dalla band di Amott, mostratasi in forma smagliante malgrado i vent’anni di carriera sulle spalle.

La verità però è che, come fu chiaro dall’uscita di Return To Zero, delle infide influenze stoner che avevano dato i natali al mondo dei Beggars nel ‘94, è rimasto poco o nulla. Sunrise To Sundown conferma questo spostamento verso un hard rock che, rispetto al passato, risulta un po' ripulito e orientato verso un maggiore lirismo, vocale e strumentale.

Il tutto si inserisce in un fenomeno che potrebbe essere definito come New Wave Of Stoner Metal, entro il quale si gode del proliferare di band che sotto la bandiera “stoner/doom” - e con qualche buon fuzz infilato nella catena effetti delle chitarre - cavalcano un periodo di consenso da parte del pubblico e della stampa di settore....

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Ecco perché nella nuova fatica degli Spiritual Beggars non dovrete sorprendervi nel trovare brani che sembrano uscire da un disco dei The Answer (si ascolti Sunrise To Sundown), così come anche degli ultimi Whitesnake (vedi Diamond Under Pressure) o, non a caso, dei Firewind.

Il nono disco della band svedese è un buon album hard rock, carico di ritornelli cantabili e riff potenti, sempre al limite tra l’epico e lo spaccone; una buona miscela che dagli anni Settanta del rock prende tutto quello che può, confezionandolo con una carica di steroidi per un revival di grande impatto. Piccolo avvertimento in chiusura: lo stoner ed il doom sono altro: ascoltare gli Sleep per credere!

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