HUSQWARNAH Front Toward Enemy
recensione
Attenzione però, non si promuova senza ritegno quella canaglia della nostalgia (non sotto la nostra guardia), perché proprio nel death troverebbe ben pochi appigli. Si tessano invece le lodi dei più audaci, forti di quella beffarda goliardia da annientamento, che soltanto nei caposaldi del genere ritrova la sua vera fonte di ispirazione. Audaci come i nostranissimi HusqwarnaH, che con Front Toward Enemy, danno alle stampe un moderno tributo alla claustrofobia sonica più nichilista.
Nove tracce di completo amore per la trasposizione sonora del guizzo sanguigno di un’inforcata feroce, oppure di una vangata sui denti (data rigorosamente di punta). Front Toward Enemy non vuole fare molto altro se non tentare di annullare completamente ogni possibilità di intendere (e soprattutto volere), ed i...
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suoi mezzi comunicativi non sono altro che mani dotate dei calli necessari al prodursi in quel muro sonor-fobico dall’avanzare incessante e ineludibile.
Scorticante, abrasivo, putrescente nell’accezione più sublime ed appagante, Front Toward Enemy è soprattutto uno schiaffo al politicamente corretto: qui tutto c’è, tranne che qualcosa di corretto. E quindi nei 35 minuti di quest’opera prima, si trova una buona espressione di quella forza bruta che sembra sfociare nel mondo senza controllo, ma che in realtà presuppone padronanza dei mezzi a disposizione.
Brani come Lived Once Buried Twice o Screams From The Cellar sono ottimi esempi della capacità di organizzazione strutturale del gruppo, così come della conoscenza dei propri punti di forza, entrambe caratteristiche che affondano comunque le radici nella regola che vuole la semplicità alla base del metal più viscerale.
La stessa Vigo, singolo di lancio insieme a Screams..., sfoggia infatti un buon esempio di stratificazione sonora che si propaga proprio dalla sconquassante economia autoriale ed esecutiva del gruppo. Pochi elementi, tutti rincarati dalla massima dose di distorsione possibile, e tutti livellati dal comune denominatore di un volume adattato per eccesso.
Front Toward Enemy non re-inventa la ruota, questo no, ma la fa correre grazie ad una miscela di buona sconsideratezza ed appropriata maleducazione. Un ascolto consigliato a tutti quelli che dal death cercano semplicemente ciò che lo stesso genere vorrebbe dare per certo ed assicurato: annientamento e annichilimento.
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