JEFF HEALEY Holding On: a heal my soul companion
recensione
Una jam col grande SRV gli fornì le credenziali per poter registrare il suo primo album. Blues, Rock, ma anche delicate ballate pop fanno parte dell’esordio discografico di Healey che, con alterna fortuna, sfornerà altri dischi in studio in qualità di vocalist e chitarrista, prima di venire folgorato dall’amore per il jazz, lo swing e la tromba. Tale amore è poi sfociato nella produzione di una manciata di dischi che hanno avuto un riscontro molto positivo.
Fatte queste doverose premesse veniamo a Holding On A Heal My Soul Companion, disco postumo che segue il fortunato Heal My Soul¸ uscito nell’anno di quello che sarebbe stato il suo cinquantesimo compleanno. Quest’ultimo capitolo della produzione di Healey racchiude 5 testimonianze inedite registrate in studio proprio...
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nello stesso periodo delle session di Heal My Soul.
L’album contiene inoltre alcune registrazioni relative ad una fortunata performance di Healey in quel di Oslo nel lontano 1999. La tracklist si apre con Love Takes Time, splendida rock performance con un Healey in grande spolvero, ed un nodo in gola ci attanaglia ripensando alla prematura scomparsa di questo asso della sei corde, che si esprime qui in tutto il suo splendore. Chi non ha mai avuto l’occasione di ascoltarlo faccia attenzione al suo playing carico di feeling e pathos, con uno dei più bei vibrati in circolazione.
Every Other Guy è un piacevolissimo rock blues, nel quale la componente melodica (anche qui il solo è da incorniciare) la fa da padrone. Dancing With The Monsters è un altro gran pezzo, che stranamente non ha avuto collocazione nei dischi passati di Healey; sound granitico, potenziale singolo che non scade mai nella banalità, ed Healey centratissimo sia vocalmente che a livello chitarristico. All That I Believe strizza maggiormente l’occhio al rock degli anni ‘90, con suoni curati alla perfezione e melodie che restano in mente al primo ascolto. Puro Rock AOR. In CNI Blues emerge, finalmente, il lato blues di Healey, carico di feeling: sembrerebbe quasi una outtake incisa durante il “classico momento di pausa”, eppure mostra incredibile gusto nella sua soltanto apparente semplicità.
Il resto di Holding On, come precisato in precedenza, riguarda una performance live, dimentichiamoci quindi i suoni della precedente sezione: siamo in presenza di un rock blues ruvido e marcio al punto giusto, nel quale si mescolano slow, minor, shuffle e brani più tirati, con l’artista canadese in forma strepitosa. La chiusura non può che essere affidata ad Holding On prima, e See The Light dopo, nelle quali il playing di Healey ci fa letteralmente sobbalzare con delle performance trascinanti. Holding On A Heal My Soul Companion è sicuramente un’ottima occasione per gli adepti di Healey di riascoltare il proprio beniamino, e per i neofiti di poter conoscere ed apprezzare un artista che, ahimè, ci ha lasciato troppo prematuramente.
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