GLASS HAMMER Skallagrim - Into The Breach

recensione
Skallagrim - Into The Breach sfodera la new entry, la lead vocalist Hannah Pryor, che si affianca a Steve Babb (lyricist, bassista, cantante e co-produttore), Fred Schendel (tastiere), Aaron Raulston (batteria), oltre a Reese Boyd e Brian Brewer, i due chitarristi live aggiunti alla lineup, nel pieno della loro energia e creatività. Non a caso, l’album in questione, pur ripercorrendo le marcate influenze che da sempre caratterizzano i...
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Glass Hammer e che si identificano in band leggendarie come Yes, Genesis, Pink Floyd, Rush, aggiunge ingredienti nuovi, sfoggiando una spiccata e moderna personalità. Tutto, senza abbandonare i classici territori di prog rock, symphonic rock e folk rock, rinforzandone l’attitudine hard che probabilmente la fanbase dei GH nemmeno si aspettava.
Apre le danze He’s Got A Girl, una breve intro pensata per esaltare la voce pacata e vellutata della Pryor, la quale riesce a non far rimpiangere troppo Susie Bodganowicz, la storica cantante della band canadese. Subito dopo arriva la sferzata di Anthem To Andorath, gran lavoro di Reese Boyd alla chitarra ed una linea di basso davvero potente.
Sulla medesima lunghezza d’onda, Sellsword è un mix di influenze, dai Black Sabbath ai Nirvana, con la Pryor che si allinea alla perfezione al feeling generale dell’improvvisazione; segue Steel con la sua coinvolgente intro delle tastiere e la sezione ritmica in gran spolvero, per un omaggio all’hard rock dei Settanta.
È quindi la volta di tre strumentali, nei quali i Glass Hammer mettono in luce il loro gusto interpretativo e la loro indubbia tecnica: A Spell Upon His Mind pone Babb al centro della scena, il successivo Moon Pool sfodera atmosfere jazz e psichedeliche, mentre The Dark consegna la suggestiva presenza dell’Hammond.
Con The Ogre Of Archon si torna in territorio heavy, con la voce di Babb a salire in cattedra, ben supportato dalla band e dal peculiare contributo di Reese Boyd: chitarrista che, grazie ai Glass Hammer, ha l’occasione di sciorinare il suo playing e talento.
Se Into The Breach consegna un groove davvero accattivante ed una atmosfera-tributo a certe hit dei Rush, il successivo The Forlorn Hope sfodera un chorus maestoso che va ad anticipare una sezione acustica movimentata dai vari cambi del timing; dal canto suo, in The Writing On The Wall, con la voce della Pryor a farla da padrona, poggia su un riff di chitarra piuttosto fluido ed un accattivante groove funky; un brano tra i più rilassati della tracklist.
Con Hyperborea tornano i richiami ai Rush ed al prog rock in generale, per un brano tra i più apprezzabili e meglio interpretati dell’album in questione. Segue, infine, Bright Sword con la sua atmosfera intensa ed un sound vigoroso e massiccio. Chiude l’album la bonus track titolata The Mind Of Erling Hizzard.
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