JOHN MELLENCAMP Orpheus Descending

di Patrizia Marinelli
04 settembre 2023

recensione

JOHN MELLENCAMP
Orpheus Descending
Republic Records
Più di 60 milioni di dischi venduti, 13 nomination ai Grammy, inserito nel 2008 nella Rock and Roll Hall of Fame, John Mellencamp (classe 1951) non necessita di presentazioni. Orpheus Descending è il suo 25esimo album di studio, un’immersione nel rock delle radici, venato degli umori folk, country e blues; tutto, sfoggiato con disinvoltura dalla sua classe evergreen.

Uscito a cinque anni di distanza dal precedente Strictly An Eyed Jack del 2022 (non particolarmente premiato dal punto di vista commerciale), il nuovo Orpheus Descending mostra l’icona della slide guitar in gran forma, guidato dalle sue ispirazioni che abitualmente guardano a Bob Dylan, Woody Guthrie e i Rolling Stones, e maturato, se così si può dire, a livello vocale.

La voce grezza di Mellencamp e una interpretazione intensa, caratterizzano i brani dell’album, a cominciare dal brano di apertura, Hey God, su una melodia folk di stampo irlandese con il violino (di Lisa Germano) a ergersi protagonista; segue The Eyes Of Portland con un coinvolgente fraseggio di chitarra a condurre unitamente alla narrazione di una complessa situazione sociale, quella dei senzatetto.
E’ poi la volta di The So Called Free,...

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con una seicorde in totale libertà e una melodia sorretta da synth e batteria; seguita dalla trascinante melodia in bilico tra pop e blues che conduce The Kindness Of Lovers. La tracklist cede quindi il posto agli umori country blues di Amen, con una batteria in bella evidenza, e con la voce di Mellencamp a dare sfogo a un registro particolarmente profondo della sua voce.

Arriva quindi la titletrack, tutta giocata sui cambi di tonalità del violino della Germano, seguita da Understate Revenance, una ballad  à-la Dylan con il violino di nuovo protagonista e un arrangiamento impeccabile, per un omaggio che Mellencamp fa a un passato glorioso.
Il lato country è sottolineato dal tandem chitarra/percussioni di One More Trick, a cui fanno seguito la delicatezza di Lighting And Luck in stile Ottanta, e le atmosfere di Perfect World che per certi versi riconducono a Tom Waits e Bruce Springsteen.

Chiude la romantica ballad di stampo folk Backbone in cui, nuovamente, è il violino a marcare l’atmosfera.
Le sonorità intime, profonde, pertinenti, e la narrazione di temi complessi (ingiustizie, contraddizioni, disparità sociali, ma anche sentimenti globali), costituiscono il cuore dei messaggi racchiusi nelle undici tracce del nuovo Orpheus Descending: non un impegno politico, ma piuttosto la sensibilità musicale e sociale di un John Mellemcamp da sempre reattivo ed emotivo.

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