TIM COMMERFORD

di Steve Rosen
27 dicembre 2018

intervista

WAKRAT
TIM COMMERFORD
Tim Commerford è sempre stato affascinato dai bassisti “sanguinolenti” – Gene Simmons e Sid Vicious, giusto per fare nomi – ed è convinto che la fortuna sia molto più importante della bravura, sebbene: “sia fondamentale farsi trovare pronti quando il tuo turno arriva!” Dichiarazioni sui generis, mentre le cose più acute le dice quando parla dei Wakrat, il trio dell’omonimo batterista francese…

Nel trio di Mathias Wakrat, batterista mastermind della celebre formazione punk-rock, Tim Commerford ci si trova a perfetto agio: “non mi sono mai sentito così in sintonia con il mio strumento prima d’ora…” – dichiara entusiasta – “con i Wakrat mi sto godendo la grande sfida! Le melodie e i ritmi sono articolati e divertenti e, lo ammetto, non mi sono mai sentito così dentro a un progetto!” Una dichiarazione che fa riflettere visto che Commerford è stato il bassista di band come Rage Against The Machine e Audioslave.

Commerford (classe 1968) si trova dunque a suo agio in questa sfida bizzarra e al contempo difficile: un progetto multicolor, che spazia dal punk, al jazz e all’elettronica. Nell’intervista che segue, il celebre bassista californiano ci parla delle sue influenze, del suo strumento e di quanto sia...

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fortunato ad essere fortunato!

WAKRAT lineup
Mathias Wakrat (drum) – Tim Commerford (bass) – Laurent Grangeon (guitar)

Hai dichiarato che Hot Blooded dei Foreigner è stato il primo pezzo che ti ha colpito nel profondo. Perché?
Non so dirti perché, ma ricordo che ero un ragazzino e che quel pezzo mi aveva catturato davvero. I miei figli se ne infischiano della musica e non ascoltano con attenzione: non hanno una band preferita, e ascoltano la radio senza nemmeno sapere chi sono gli artisti.

Di sicuro un’altra generazione rispetto alle nostre...
Vero! Alla loro età ascoltavo la musica con grande attenzione. Zack De La Rocha [nei Novanta, vocalist di The Rage Against The Machine] ed io siamo cresciuti insieme e ricordo che ci eravamo guardati in faccia ed esclamato: “Hot Blooded è una fottuta canzone!”

Ascoltavi anche i Kiss all’epoca?
Sì, ma non tutti i loro lavori. Detroit Rock City, Shout It Out Loud, God Of Thunder erano alcuni dei singoli che mi gasavano. A dir la verità, però, non era la musica dei Kiss ad affascinarmi… ma il loro modo di porsi. Mi aveva affascinato un casino l’immagine di Kiss Alive II e quando la vidi volli subito far parte di una band!

Sapevi che il bassista era Gene Simmons?
Beh, l’avevo intuito! Avevo pensato di diventare un bassista quando mi ero innamorato dei Sex Pistols e di Sid Vicious: è grazie a lui se ho iniziato a suonare il quattro corde.

Conoscevi Glen Matlock?
Ero un ragazzino e pensavo che Sid Vicious fosse il loro bassista di sempre. Ho imparato di più sul conto di Glen quando sono diventato un fanatico dei Sex Pistols, quando scoprii che Matlock dopo Never Mind The Bollocks non faceva più parte della band. In quel periodo, attaccavo spille sui miei vestiti, volevo assomigliare a Sid Vicious. C’era qualcosa in lui e nei bassisti sanguinolenti che mi affascinava un casino! [ride] Avevo un’attitudine verso la ribellione e mi piaceva il fatto che nei loro testi la parola Fuck era ripetuta in continuazione. A casa mia non era permesso dire parolacce, sicché ho sempre dovuto fare molta attenzione! [ride] Crescendo, e poi quando con i Rage suonavo Killing In The Name, divennero un inno per milioni di ragazzi, me stesso incluso, e tutto girava intorno alla parola Fuck. Oggi nei Wakrat è lo stesso: sono libero di dire e fare ciò che voglio ed è fantastico.

E’ stato Zack De La Rocha a presentarti Mathias Wakrat?
Sì, certo. Lui abitava nei pressi del ristorante di Wakrat e si vedevano spesso per andare in mountain bike, la stessa passione che avevo io. E così è iniziato tutto.

Stavi quindi pensando a un progetto con Mathias?
No, in verità no. Zack mi aveva solo detto che Mathias era un buon batterista, ma ero abituato a sentir dire cose del genere e ritrovarmi poi a che fare con degli impediti.

Vuoi dire che non pensavi che Mathias sarebbe stato all’altezza?
Esatto, all’inizio pensavo proprio così. Tuttavia, sapevo che era una enciclopedia vivente del jazz… Lui conosce tutto del jazz e dei musicisti dai Sessanta ad oggi, è un fenomeno!

Dunque, il jazz sarebbe stato il punto di partenza per la musica dei Wakrat?
No, anche perché le cose sono nate in un altro modo. Un giorno Mathias mi disse semplicemente: “c’è questo mio amico, Laurent [Grangeon, chitarrista dei Wakrat] con cui sto scrivendo dei pezzi: ti andrebbe di ascoltarli e, perché no, di suonare il basso?” Ero un po’ scettico all’inizio, ma quando li ascoltai, persi la testa! Roba che non avevo mai sentito prima… solo chitarra e batteria ma non nel mood della vecchia scuola del punk… Accettai l’invito e tutto partì da lì..

Quindi i Wakrat sono nati dalle idee che Mathias e Laurent avevano in testa?
E’ semplicemente il modo in cui abbiamo concepito la nostra musica. Ciascuno di noi ha gusti e influenze differenti e si sente: ad esempio, una band che mi ha influenzato moltissimo sono The Police con Stewart Copeland dietro i tamburi con quello stile unico e irripetibile… Una band inimitabile. In tutti i casi, i Wakrat sono una sua creatura di Mathias. E’ lui che conduce la band: io suono il basso, scrivo dei testi e godo di totale libertà, ma è lui davanti e noi lo seguiamo. Forse è quel che ci rende unici...

Hai dichiarato che musicalmente ti trovi più a tuo agio con i Wakrat, rispetto a quando suonavi con i Rage e con altre band. E’ vero?
Assolutamente sì. Ho appena terminato un tour, nel corso del quale ho suonato sia coi Wakrat che con i Profets Of Rage e non mi sono mai sentito così a mio agio con la musica e il mio strumento. So di non essere il bassista più bravo al mondo, ma ho realmente innalzato il mio livello!

Perché ritieni che il tuo bass playing sia migliorato?
Perché la musica dei Wakrat è molto veloce... un sacco di sedicesimi che mi spingono a suonare in un modo che non ho mai sperimentato prima. In più, ho anche preso a cantare, cosa che non avevo mai fatto prima. Ancora non ci credo di essermi buttato in una sfida di questa portata! Mi sono sempre messo alla prova, con tutte le band e in tutte le situazioni in cui ho suonato. E anche con i Profets Of Rage sono sicuro che farò grandi progressi!
[I Profets Of Rage – nome preso dal titolo di una song dei Public Enemy – sono il combo imbastito nel 2016 da tre elementi dei Rage Against The Machine e Audioslave (Tim Commenford al basso, Tom Morello alla chitarra e Brad Wilk alla batteria); due dei Public Enemy (Chuck D e Dj Lord) e B-Real, frontman dei Cypress. The Party’s Over è il loro Ep uscito ad agosto 2016]

Pensi che il prossimo album dei Profets Of Rage risentirà della tua crescita di musicista?
Io so che il mio playing non è mai stato a un livello così elevato e sono elettrizzato all’idea di suonare sia con i Wakrat che con i Profets… due realtà decisamente diverse: i Profets sono molto 4/4 e groove oriented, mentre la musica dei Wakrat è molto veloce e caotica e costringe il mio bass playing a superare mete e confini. Non vedo l’ora di entrare in studio con le due formazioni…

Quando hai iniziato a suonare con i Wakrat, hai detto che necessitavi di amplificatori più grossi. Oggi quali utilizzi?
Con i Wakrat continuo ad utilizzare le mie due vecchie testate Ampeg SVT-2Pro totalmente valvolari: una per i puliti (chiamiamoli così…) collegata a un cabinet Ampeg 1x18” ed una per i distorti collegata a un cabinet 4x10”.

Riguardo ai bassi hai utilizzato sempre Fender e MusicMan, giusto?
Recentemente sono tornato al MusicMan, ossia il basso con cui sono cresciuto: in particolare, il Classic Stingray. Il motivo per cui sono passato dal Fender Jazz al MusicMan, è semplicemente perchè ho ripreso in mano i due vecchi bassi che utilizzavo con i Rage Against The Machine; rispetto ai Fender sono bassi molto differenti e non si tratta di quale sia il migliore. Pensa che un Fender Jazz Bass l’ho distrutto agli MTV Music Awards e me ne pento ancora oggi perché era il mio basso preferito! Come ti dicevo, ora sono tornato allo Stingray che mi piace un casino: uno string-thru body intonatissimo e dotato di Eq a tre bande. Brian Ball, Sterling Ball, Ernie Ball sono persone geniali… tutta la famiglia! Ho chiesto loro se riuscivano a costruirmi un basso che combinasse il Classic Stingray con quello nuovo e con il Jazz Bass…

… e che basso è venuto fuori?
Un basso con due pickup: un MusicMan ed uno tipo quello del Jazz Bass, ciascuno con il controllo di volume e l’Eq. In questo modo posso utilizzare i due volumi assieme, oppure soltanto uno dei due come faceva Jaco…

In buona sostanza, hai il meglio dei due mondi Fender e MusicMan…
Non posso chiedere di meglio! Ultimamente collaboro con Nord Strand, una azienda che produce soltanto pickup… eccezionali! Tra essi delle straordinarie versioni dei MusicMan: ci ho messo su le mani e non ci credevo… Con i Prophets utilizzo un ampli diverso ma il basso è lo stesso e, dal mio punto di vista, suona in maniera fantastica in ogni situazione. Con un tocco leggerissimo, quasi a sfiorare le corde, ho i super-puliti ed un suono brillante, tagliente e punchy. Se picchio più duro sulle corde, ottengo il sound sporco e aggressivo che ho sempre cercato. Questo basso mi gasa un casino!

Le diverse band con cui ha suonato – Rage Against The Machine, Audioslave ed oggi Wakrat – sono un trio. C’è qualcosa di particolare che ti attrae in questo tipo di formazione?
Beh sì, non mi piace la chitarra ritmica a meno che non ci sia un chitarrista ritmico… In studio, non mi piace che il solista vada a suonare e registrare le ritmiche sugli assoli che ha suonato poco prima.
Nel 1990/91 Tom Morello aveva fatto qualcosa di simile ma ricordo che gli dissi: “sai una cosa? Potrei utilizzare un pedale per la distorsione e un altro amp e prendere il posto del chitarrista ritmico e del bassista al contempo…” Ho sempre ricercato un approccio ad ampio raggio, tipo il basso distorto che suona come un synth distorto, miscelato al suo tipico suono elettrico: straordinario!

Knucklehead è uno dei primi brani dei Wakrat. Qualcosa nata e filtrata dalle vostre esperienze passate?
Sì, anche se non entro mai in studio pensando: “ok, questa è la band con cui suono e questo sarà il format dei brani che andrò a suonare!” Nemmeno con i RATM si ragionava così. Non abbiamo mai discusso a priori, non ci siamo mai detti che un brano doveva trattare politica o rock n’roll… Io dico che bisogna creare ciò che il momento ti suggerisce, senza preamboli alcuni.

Probabilmente è ciò che fanno le band di maggior popolarità e successo…
Le mie opinioni ed emozioni trasudano dalla musica che compongo. Sono uno molto competitivo e questo approccio va a marcare tutto ciò che compongo. Knucklehead parla di vicende che ho vissuto, mentre Generation F--ked, si riferisce proprio alle generazioni fottute. Basta guardarci attorno… le elezioni americane e la politica mondiale sono ormai andate a puttane e la mia musica e i miei testi non possono che riflettere quel che mi circonda…

Fammi fare l’avvocato del diavolo per un secondo: abbiamo proprio bisogno di ascoltare la negatività di un pezzo come Generation Fu--ked? Non abbiamo bisogno di qualcosa di più positivo?
Sinceramente non me ne frega un cazzo di ciò che la gente pensa riguardo a ciò che faccio. Io so come mi sento e se quel pezzo è terapeutico per me lo suono… e me ne frego se a qualcuno non piace!

Torniamo un attimo ai Profets Of Rage. Come è stato inserire nella lineup Chuck D e Dj Lord?
Prima di allora non avevo mai suonato coi dj e, sinceramente parlando, non avrei voluto farlo. Invece, ti posso assicurare che è una figata pazzesca e Dj Lord non è soltanto un tizio che schiaccia il Play di un aggeggio per registrare. Lui sale sul palco con un giradischi e scratchia come fa Dj Premier. Ricordo che anni fa i Gang Starr aprirono un po’ di date dei Rage e Dj Premier fu la vera guest star. Non mi sarei mai immaginato che un giorno anch’io mi sarei trovato a suonare con un dj. Ho capito che se il dj viene trattato come uno strumento aggiuntivo, diventa una figata e, in questo caso, senza ombra di dubbio influisce sul mio bass playing. Chuck D e B-Real suonavano rispettivamente con Public Enemy e Cypress Hill, ovvero le band che hanno influenzato i Rage. Oggi non sarei qui se non fosse per loro. Mi ritengo molto fortunato ad avere la possibilità di suonare con Chuck e B, ma la cosa ancora più bella è l’opportunità di poterli frequentare al di fuori dello studio e del palco. Siamo tutti molto orgogliosi di quel che facciamo e proprio l’orgoglio è ciò che mi invoglia a migliorarmi sempre di più. Ho letto un sacco di interviste e articoli su di loro e devo dire che hanno davvero illuminato il modo di vedere il mio percorso di musicista. In generale, io dico che sono fortunato ad essere stato fortunato: fortunato di crescere nel posto giusto al momento giusto, quando c’era la musica giusta. Persino i miei vicini di casa e gli amici erano quelli giusti… Ovviamente, le migliaia di ore passate a sudare sul mio basso hanno avuto la loro importanza!

Quali sono i tuoi piani adesso?
Un Ep con i Profets Of Rage con almeno cinque inediti e nessuna cover. Il nostro primo Ep conteneva solo due singoli e diverse jam live, ma questa volta sarà diverso: dobbiamo bilanciare gli step by step che facciamo ogni giorno…

In che senso?
Bilanciare il vecchio materiale con quello nuovo. Abbiamo in programma un tour europeo il prossimo giugno del 2017 e non vedo l’ora di partire [con i Profets Of Rage], mentre il disco dei Wakrat è appena uscito. Vedi? Sono molto, molto fortunato!

Riguardo ai Rage Against The Machine, cosa ci dici?
Siamo ancora una band, non ci siamo mai sciolti ma, soprattutto, siamo ancora tutti molto amici. Rispetto molto Zack De La Rocha, un artista, un grande! Incrociamo le dita e attendiamo nuove cose.

Bene… e, come diciamo sempre, suona sempre le note migliori...
Grazie mille!

Testo di Steve Rosen
Traduzione di Paolo Pavone

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