EDOARDO BARONI jazz style
di Maurizio Mazzarella
02 febbraio 2023

Chitarrista bresciano che vive la seicorde come sua estensione naturale, Edoardo Baroni si forma ascoltando Wes Montgomery, Django Reinhardt, Al DiMeola, Mike Stern, giusto per nominare qualcuno dei suoi chitarristi di riferimento, ma anche Bill Evans, Chick Corea, Keith Jarrett e Claude Debussy.
Un know-how di stampo jazz che lo scorso anno lo ha portato a realizzare “Dawn”, il suo album uscito per Clockbeat Records che ha raccolto plausi e consensi.
Come è nato “Dawn”?
E’ nato dalla volontà di unire anime diverse della chitarra, quella jazz e quella classica, nel tentativo di scoprire nuovi orizzonti. L’album raccoglie brani di stampo jazz che lasciano spazio all'improvvisazione, al respiro e alle sonorità della chitarra, allo scopo di restituire quel tipo di intimità che, a mio avviso, soltanto la musica solistica può dare.
Che genere di chitarre hai utilizzato?
Una chitarra classica LaPatrie Arena Flame Crescent II per otto dei nove brani della scaletta, ed una chitarra manouche Altamira M10 per il brano “Improvisation 2” di Django Reinhardt. Due chitarre splendide.
Come nasce la rivisitazione di un brano?
Solitamente dalla partitura, ricercando la frase che mi suggestiona di più. A quel punto parte la fase di ri-arrangiamento vera e propria, là dove si mettono in...
l'articolo continua...
Un know-how di stampo jazz che lo scorso anno lo ha portato a realizzare “Dawn”, il suo album uscito per Clockbeat Records che ha raccolto plausi e consensi.
Come è nato “Dawn”?
E’ nato dalla volontà di unire anime diverse della chitarra, quella jazz e quella classica, nel tentativo di scoprire nuovi orizzonti. L’album raccoglie brani di stampo jazz che lasciano spazio all'improvvisazione, al respiro e alle sonorità della chitarra, allo scopo di restituire quel tipo di intimità che, a mio avviso, soltanto la musica solistica può dare.
Che genere di chitarre hai utilizzato?
Una chitarra classica LaPatrie Arena Flame Crescent II per otto dei nove brani della scaletta, ed una chitarra manouche Altamira M10 per il brano “Improvisation 2” di Django Reinhardt. Due chitarre splendide.
Come nasce la rivisitazione di un brano?
Solitamente dalla partitura, ricercando la frase che mi suggestiona di più. A quel punto parte la fase di ri-arrangiamento vera e propria, là dove si mettono in...
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moto i miei studi e le mie influenze che finiscono per consegnare al brano la mia peculiare versione.
A proposito della tua formazione di chitarrista, quali sono i tuoi punti di riferimento?
Ho sempre studiato cercando di captare e metabolizzare tutto quello che amavo dei grandiosi musicisti che ascoltavo. In quanto ai chitarristi che dapprincipio mi hanno influenzato, cito Mike Stern, Wes Montgomery e Django Reinhardt. Poi, quando ho ascoltato Al DiMeola, la mia vita è cambiata: la tesi che ho portato al conservatorio è stata infatti uno studio approfondito del suo stile e approccio chitarristico.
Le tue prossime mosse?
Un ulteriore album, nuovamente prodotto da Dario Mollo, persona di fondamentale importanza per la realizzazione della mia discografia. Sarà un album dedicato alla rivisitazione di brani del pop italiano e internazionale e da poco tempo ho firmato un contratto con l’elvetica Vida Art Management: devo dire che sono molto soddisfatto di come si stanno mettendo le cose!
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