La Stazione delle Frequenze "Psysis"

di Patrizia Marinelli
12 luglio 2019

recensione

La Stazione delle Frequenze
Psysis
Red Sofa
La Stazione delle Frequenze omaggia la tradizione della prog music nostrana, quella dei grandi come Il Banco del Mutuo Soccorso, al quale la band sannita si ispira in modo particolare, PFM, La Locanda delle Fate e da questo presupposto si deve partire ascoltando il loro nuovo album initolato Psysis. Il cd, infatti, volge un intenso sguardo alla natura, come recita il titolo per l'appunto, raccontandone la metafora con la vita dell'uomo trattando temi sociali e umani. Il tutto accompagnato da un sound che alterna momenti di rock prog più hard a ballads dal sapore folk, con testi poetici che riportano al repertorio classico di Fabrizio De André. Un lavoro impegnativo, questo Psysis, che i membri della band, ovvero Alberto Cervone alla voce, Angelantonio Donisi alla chitarra, Pierfrancesco Corbo alla chitarra, Andrea Tretola alle tastiere, Luca Iorio al basso ed Andrea Passaro alla batteria, non hanno preso alla leggera. Brani lunghi e molto costruiti, con svariati cambi di ritmo e di “umore”, Psysis è interpretato con grande accuratezza ed attenzione ed è ricco di tanti spunti interessanti.

A partire da Dissolvenza, breve intro strumentale dal cinematic sound, un antipasto per il synth di...

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A Siria, brano hard rock dall'impianto robusto, tanta chitarra elettrica e un testo che punta al sociale. “La musica è forte e influenzata dalle sonorità forti del progressive metal restando però fortemente ancorata alle sonorità più dolci del progressive rock anche grazie alla presenza di melodice molto orecchiabili. La canzone può essere divisa in due sezioni: la prima, ovvero quella più pesante e la seconda che sembra ribaltare completamente le sonorità della prima parte come se fosse una canzone totalmente diversa per poi risolversi nelle stesse parti melodiche della prima”, ha commentato Angelantonio Donisi. Segue Ombre sul Mare, “l’autoritratto”, dice Alberto Cervone, “di un giovane di vent’anni che, dopo aver vissuto sulla propria pelle tante difficoltà, riesce a raggiungere uno dei suoi tanti obiettivi”. E' poi la volta di Racconto. Aperto dalla chitarra acustica si tratta di un pezzo folk alla Jethro Tull molto gradevole che precede Non ci Resta che aspettare l'Aurora, una spoken song dal gusto crimsoniano, praticamente una poesia in musica. Quindi la ballad un po' grunge un po' folk Il Sentiero del Vento. “Questa è la traccia più lunga dell'album”, dice Donisi. “Si tratta di una suite dalla lunghezza di ben 22 minuti che per ovvi motivi legati alla praticità dell'ascolto è stata divisa in due parti: ovvero ‘Il Sentiero del Vento Pt.1 e Pt.2’. È una suite divisa in 7 atti di cui 3 rispettivamente nella Pt.1 e 4 nella parte 2. La canzone di per sé ha molteplici influenze musicali che  vanno dalle sonorità classiche del prog rock a quelle più spinte e fresche del progressive metal dove non mancano parti tipicamente ambient... Essendo una suite non mancano sezioni strumentali dove i musicisti possono dar libero sfogo alle loro capacità come le lunghe sezioni solistiche relative ai vari strumenti”.

Dal punto di vista lirico, il pezzo “è un viaggio”, come racconta il vocalist Cervone, “un lungo percorso che ritrae la vita di un uomo, una vita altalenante, caratterizzata da momenti di sacrifici e tristezza, e da momenti di rinascita, di gioia. In questo testo questa stessa vita viene paragonata all’alternarsi delle quattro stagioni”. Chiude Nuovi Orizzonti, con riff di chitarra elettrica più contemporanei e vicini al rock anni '80 con tanto di assolo e sul finale del brano una vibrante ed intensa parte di basso. Album completo, che si alterna tra stili ed influenze cercando di proporre il proprio stile personale senza dimenticare le grandi lezioni del passato.

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