LORIS DONATELLI "Blue Taxi"

recensione
Con gli otto episodi della sua tracklist (di cui cinque di Donatelli), Blue Taxi intende condurre l’ascoltatore in un viaggio oltre i confini del jazz, in un dialogo tra tradizione e sperimentazione, senza soluzione di continuità, là dove il chitarrista abruzzese, attraverso un uso sapiente di loop, dissonanze e improvvisazioni, esplora sonorità acustiche ed elettriche con un approccio introspettivo e allo stesso tempo narrativo.
La title track, Blue Taxi, apre l’album con un loop ostinato e asimmetrico che trae vita dal suono di un clacson nel caos del traffico cittadino: l’armonia, radicata nella scala blues, si sviluppa per intervalli di quarte (in un omaggio a McCoy Tyner) e terze sovrapposte, con dissonanze che evocano il frastuono urbano, mentre la metrica contribuisce all’impressione di un movimento frenetico e instabile. La seconda traccia, il celebre standard Autumn Leaves, si apre...
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con una libera introduzione di chitarra sola, per poi passare al tema che si svolge nel tipico chord-melody-style di Joe Pass, e sfociare in una energica improvvisazione swing in cui l’interplay di due chitarre rievoca il dialogo tra chitarra e contrabbasso di un tradizionale trio jazz.
La terza traccia, Modal Steps, è un jazz waltz modale che si svela man mano nel dialogo sospeso tra due chitarre, mentre la melodia si apre in un intervallo sempre più ampio, creando una trama armonica ricca e imprevedibile. Segue ‘Round Midnight, un viaggio notturno tra le ombre del jazz: il tema di Thelonious Monk è sfuggente come un ricordo di mezzanotte e, proprio quando la ballad sembra concludersi, ecco che un frammento del brano si trasforma in un groove funk ipnotico, come se la malinconia, improvvisamente, trovasse il ritmo per danzare con sé stessa. Qui la chitarra di Donatelli, ispirata dallo stile di Wes Montgomery, crea un dialogo serrato con il groove sottostante, mentre le sezioni jazz e funk del brano vanno a legarsi alla perfezione.
All Of Me, la quinta traccia dell’album, è un dialogo sospeso tra tradizione e avanguardia: reso celebre da Billie Holiday, questo grande classico viene reinterpretato attraverso sonorità eteree e dissonanze poetiche. La chitarra di Donatelli dipana il tema con calma riflessiva, come esplorando un paesaggio notturno, per poi sciogliersi in un'improvvisazione che sfuma gradualmente in un loop ipnotico, eco persistente di un viaggio interiore che continua a propogarsi anche dopo l’ultima nota suonata.
La tracklist procede con Tourbillons Intérieur, un vortice di suoni che avvolge l’ascoltatore in un viaggio introspettivo all’interno di un paesaggio sonoro fuori dal tempo, ispirato all’universo del compositore francese Olivier Messiaen, poi arriva Everywhere e la chitarra di Donatelli diventa respiro, un dondolio malinconico che trasforma ogni nota in un ricordo sfocato, là dove le armonie si espandono come cerchi nell'acqua ed i suoni paiono provenire da un altrove nostalgico.
Chiude l’album Quarter Past Twelve, un blues in cui la chitarra acustica tesse una tela di loop ipnotici sulla classica struttura a dodici battute in 4/4, per poi chiudere con una misura in 5/4: “Il quarto in più è un momento di smarrimento ritmico che trasforma la tradizione in scoperta...” –
Spiega Donatelli – “Come guardare l'orologio e rendersi conto di essere altrove...”.
L’obiettivo di Blue Taxi non è certo l’esercizio di stile, ma una mappa emotiva nella quale perdersi e ritrovarsi, coniugando la profondità del jazz con la libertà della musica contemporanea; come lo stesso Donatelli spiega: “Ogni brano è un piccolo universo autonomo e metafora di un’esplorazione interiore...”
Loris Donatelli – Abruzzese, classe 1978, chitarrista poliedrico, compositore e docente, si diploma in Chitarra Jazz al Conservatorio Luisa D’Annunzio di Pescara, con 110 e lode. Nel suo variegato excursus vi sono il palco romano del Concerto del 1° maggio e le collaborazioni con Stef Burns.
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