LUCIO CORSI "Volevo Essere un Duro"
recensione
Volevo Essere un Duro , il titolo della canzone che ha portato a Corsi immediata fortuna e che lo ha condotto sul trampolino del tanto ambìto grande-salto, è anche quello che il compositore toscano ha scelto per il suo quarto lavoro, fresco di pubblicazione (uscito in digitale il 21 marzo 2025 e in formato fisico, cd ed lp, l’11 aprile). L’album è la solida conferma di quanto...
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seminato dal musicista fino ad oggi. Al suo interno, gli ascoltatori più attenti potranno ritrovare riferimenti di tutti i tipi e per tutti i gusti: Pitagora, Euclide, Jake ed Elwood, Buddha, Bob Dylan, Don Rodrigo, Don Abbondio, Mattia Pascal, Papa Wojtyla, Pulcinella, Gengis Khan, Don Chisciotte della Mancia, Cristoforo Colombo (in forma di citazioni testuali); Ivan Graziani, Rino Gaetano, Edoardo Bennato (a livello musicale). Il disco, di poco superiore alla mezz’ora, rivela subito l’altissima qualità nonché la cura certosina che caratterizza le nove tracce, tutte belle, tutte superiori alla media, nessuna sottotono rispetto ai singoli apripista: da un lato, la titletrack; dall’altro, la splendida Tu Sei il Mattino (in rotazione radiofonica continua ormai da mesi).
Oltre all’innegabile savoir-faire del personaggio, capace di esporre le proprie nobilissime influenze (glam rock in primis, da David Bowie ai T. Rex di Marc Bolan) senza mai suonare scontato, per i chitarristi, il nome di Corsi è sicuramente da tenere stretto. Nei suoi videoclip (realizzati in sinergia con il bravissimo regista e collaboratore Tommaso Ottomano), così come dal vivo, il musicista toscano ama circondarsi di seicorde d’alta gamma: Gibson Les Paul, Fender Stratocaster, addirittura Wandré. Ferri del mestiere, questi, che fanno la differenza in fatto di scelta estetica, questo è indubbio, ma soprattutto sul piano del sound. Canzoni come Let There Be Rocko , Situazione Complicata , così come anche la già citata Volevo Essere un Duro riportano in men che non si dica agli anni Settanta in un amalgama dove il meglio della tradizione nostrana, europea e statunitense sembra rivivere per dimostrarci, una volta ancora, che i classici non smetteranno mai di diffondere il (giusto) verbo alle nuove generazioni.
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