CIGNO "Nada! Nada! Nada!"
di Luca Bussoletti
15 marzo 2023
recensione
Cigno
Nada! Nada! Nada!
Dirt Tapes
Cigno è il moniker che Diego Cignitti ha scelto per i suoi progetti discografici. Chitarrista romano trentenne, già insegnante al Saint Louis College della Capitale e laureato in chitarra jazz presso il Conservatorio di Santa Cecilia, pubblica il suo primo album (“Morte e Pianto Rituale”) nel 2022: un disco che riflette un background fatto di quel blues che egli suona sin da ragazzino, e che la critica indica allora tra i migliori debutti discografici dell’anno. Oggi Cigno è pronto a rimettersi in gioco e pubblica un nuovo e intrigante lavoro che titola “Nada! Nada! Nada!”
Estremo, cupo e sperimentale. Soltanto tre aggettivi per provare a sintetizzare le sonorità ed il mood delle dieci tracce di “Nada! Nada! Nada!” capaci di passare con inquietante disinvoltura dalle distorsioni sature, quasi industrial, che Cigno ottiene con la sua Les Paul Standard, a raffinati momenti mistici e visionari. Con l’accordatura rigorosamente in Eb all’insegna del blues della tradizione, Cigno colpisce le corde come un utensile da fabbrica: e allora, via con i bending più esasperati e violenti, e via con gli slide che cercano di emulare i tubetti di metallo strisciati sulle corde come appreso dalle lezioni di Jimi Hendrix, Thurston Moore e Blixa...
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Estremo, cupo e sperimentale. Soltanto tre aggettivi per provare a sintetizzare le sonorità ed il mood delle dieci tracce di “Nada! Nada! Nada!” capaci di passare con inquietante disinvoltura dalle distorsioni sature, quasi industrial, che Cigno ottiene con la sua Les Paul Standard, a raffinati momenti mistici e visionari. Con l’accordatura rigorosamente in Eb all’insegna del blues della tradizione, Cigno colpisce le corde come un utensile da fabbrica: e allora, via con i bending più esasperati e violenti, e via con gli slide che cercano di emulare i tubetti di metallo strisciati sulle corde come appreso dalle lezioni di Jimi Hendrix, Thurston Moore e Blixa...
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Bargeld. In quanto all’amplificazione, Cigno collega la sua seicorde a un Fender Super Reverb Reissue 65 dotato di quattro coni Jensen e lo microfona con un tris di tutto rispetto: Shure SM57, Neumann U-87Ai e Telefunken M80-SH.
Discorso a parte riguardo agli effetti a pedale, in gran parte firmati Effettidiclara (noto marchio con sede nella Capitale); tra essi, Orla Compressor, Agata Booster Driver, Rebecca Analog Spring Reverb e Greta Vintage Echo, quest’ultimo a richiamare uno spettro di sonorità spalmate tra Syd Barret, Beach Boys e The Beatles. Si aggiungono un Boss OC-2 Octave, un Dunlop Cry Baby con Eq modificato ed un MXR Analog Chorus, quest’ultimo destinato a compattare e rendere omogeneo il suono della chitarra in uscita. Un line-selector, infine, switcha il segnale della chitarra, mentre un Widara Theremin concorre alla creazione di certi suoni da “psichedelia sovietica”, come lo stesso Cigno li definisce.
Un album fatto di chiaroscuri, di atmosfere che si alternano e si incrociano, là dove Cigno si muove con disinvoltura, mosso dalla passione per la chitarra e per il blues.
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