BLOODY BROTHERS "Help Yourself"
recensione
Anche Help Yourself cattura la chimica e l’energia contagiosa del predecessore, snocciolando una manciata di brani originali più la cover di Low Down di JJ Cale, e sfoderando una lineup immutata: Mike Zito e Albert Castilla alla chitarra, Scott Sutherland al basso, Lewis Stephens alle tastiere e Matt Johnson e Ray Hangen alternati alla batteria; l’album è stato registrato agli Shock City Studios di St. Louis (Missouri) subito dopo la fine del tour e, affinché potesse cristallizzare la magia e l’atmosfera è stato registrato con un approccio live poderoso e sanguigno: “È stato fantastico ricreare in studio lo spirito live della band...” – ha detto Zito – “Quello spirito che pulsa possente in ogni brano, a partire da quello che poi ha dato il titolo all’album, Help Yourself!”
Tra i brani dalla tipica matrice rock blues vi sono Help Yourself (firmato Mike Zito) e Can’t Be A Prophet (firmato Albert Castilla), ma c’è spazio anche per gli episodi meno turbolenti, come The Best I Can dimostra a chiare...
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lettere: una soul ballad in cui i due chitarristi mostrano anche la loro valenza di songwriter, con i due rispettivi assoli da incorniciare: più classico e bagnato da un leggero overdrive quello di Castilla, più sanguigno e corposo quello di Zito. Anche Alive lascia il suo segno morbido e soffice, un mid-tempo firmato Zito che egli dedica alla sua compagna, Jackie, l’angelo custode che lo ha risollevato dalle ceneri dopo la morte di sua moglie Laura. Un episodio intimo e commovente.
In Soulard Serenade, l’unico strumentale dell’album, è la perizia improvvisativa dei due pluripremiati bluesman a fuoriuscire con prepotenza: una sorta di mega-jam di ben sei minuti (a fronte di una durata media di circa tre minuti per ciascuna traccia del disco) su una vamp di due accordi con tanto di fraseggi sulla scala misolidia ad impreziosire le cose.
In definitiva, Help Yourself è un album decisamente riuscito, autentico, ben registrato: bei suoni, ottimi arrangiamenti, una sorta di variegato compendio di atmosfere ora notturne (Soulard Serenade), ora ruvide (Running Out Of Time), che confermano lo status dei Bloody Brothers come portatori del moderno rock blues, suonato senza sconti e senza compromesso alcuno.
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