Bobby Rush & Kenny Wayne Shepherd "Young Fashioned Ways"
recensione
Sono numerosi gli album con cui il biondo chitarrista della Louisiana scala le classifiche sin dal 1995, a cominciare da Ledbetter Heights (1995), per passare ai successivi Trouble Is… (1998), Live On (1999), Going Home (2014), Lay It Down (2017) e via via fino a Dirt On My Diamonds , suddiviso in due volumi rispettivamente del 2023 e 2024.
Alla parabola artistica di Shepherd si aggiungono collaborazioni di gran pregio (ad esempio i due album a nome The Rides con Stephen Stills e Barry Goldberg) e un gran numero di riconoscimenti di prestigio, tra cui il Grammy per la realizzazione del documentario “10 Days Out: Blues From The Backroads” (2017), un sentito tributo dedicato alle radici del blues, là dove Shepherd attraversa il Paese per intervistare gli ultimi autentici bluesman della storia e jammare con loro.
Venendo all’oggi, Shepherd si unisce a sua maestà Bobby Rush (classe 1933) e il risultato è Young Fashioned Ways, un album di blues...
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sano e genuino, con i due leader sostenuti da una sezione ritmica (Steve Potts alla batteria e Darryl DJ Pruitt al basso) solida, possente e puntuale, i quali beneficiano al contempo dei tappeti emotivi di Charles Hodges all’Hammond B3 e del gran pathos di Doug Wolverton alla tromba e Charlie DiPuma al sax: un disco di blues genuino, dicevamo, di quelli suonati con l’anima e capaci di catturare quella di chi ascolta: affascinante, mai banale, persino ipnotico.
L’album accoglie dieci brani, di cui tre tratti dal repertorio di Bobby Rush (G String, Make Love To You e Uncle Esau ) ed uno di Muddy Waters (Young Fashion Way ) che il leggendario bluesman aveva composto nel 1955. Il risultato? Una tracklist in cui la padronanza di Shepherd alla chitarra elettrica (l’assolo in Young Ways ne è un esempio) o acustica che sia (40 Acres How Long ), è tutta da gustare e così la voce soul e l’armonica di Rush ed il loro dialogo proprio dentro al mood, in totale sintonia con la band.
Young Fashioned Ways è un album da gustare tutto d’un fiato, a partire da Hey Baby (What Are We Gonna Do) con la chitarra elettrica di Shepherd (e uno sliding magistrale) che istiga la voce e l’armonica di Rush a ribattere e rispondere in un dialogo appassionato e appassionante. Ma c’è anche una sorpresa nel lyric-video del brano: tra le mani di Shepherd non c’è una delle sue fidate Fender Stratocaster, ma una Gibson ES-335 Cherry Red suonata con tanto di slide da manuale!
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