RAFFAELLO INDRI "Royal Wizard”
recensione
“Royal Wizard” è il debutto discografico di Indri da solista; un album che sarebbe riduttivo definire semplicemente guitar-oriented, ma un progetto ben più ambizioso, composto e arrangiato per chitarra elettrica e orchestra, in cui si intrecciano sapientemente scrittura, arrangiamento e una visione musicale d’insieme.
La traccia d’apertura, “Virtus Absentiae”, riecheggia melodie, contrappunti e progressioni di memoria vivaldiana, con reminiscenze neoclassiche e rimandi (sottolineiamo rimandi, non citazioni pedisseque) allo stile di Jason Becker. Raffaello Indri imprime a questo brano carattere e personalità, sia nella scrittura che nelle orchestrazioni, evitando con intelligenza qualsiasi rischio di manierismo fine a sé stesso.
Con “Intima Candent” le suggestioni à-la Jason Becker si fanno ancora più forti, nei contrappunti e nell’uso espressivo di trilli e arpeggi; tuttavia, è la poetica del bending e del vibrato a rendere un sentito omaggio alla sensibilità del grande chitarrista americano.
Da “Quartz Wolves” in poi, le sonorità si fanno più...
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cinematografiche ed evocative: sembra di ascoltare la colonna sonora perfetta per lo scorrere di immagini epiche. Accompagnato da percussioni orchestrali, legni, archi e ottoni, con brano Indri evoca i climax dei grandi temi power e gotici del metal nord-europeo della fine degli anni ’80 e ’90.
Il disco scorre con fluidità e piacevolezza, alternando momenti serrati e intensi a passaggi più intimi e introspettivi, come nel caso di “Omnia Vincit Amor” con un tema decisamente bello, che si sviluppa in crescendo con progressioni cariche di pathos.
Quando si crede di aver decifrato lo stile e il suono di” Royal Wizard”, ecco che “Animae Criptex” arriva a spiazzare con suggestioni sonore quasi mesopotamiche, alternandosi a passaggi contemporanei di chiara ispirazione russa di fine ’800, fino a giungere a esplosioni romantiche dal grande impatto emotivo.
La chitarra di Indri è sempre precisa, espressiva, e carica di un suono personale, corredata da una pronuncia e un portamento stilistico e da un linguaggio che sfuggono a qualsiasi classificazione.
“Essentia Mirtillae” spicca tra tutte le tracce per la sua potenza melodica, un valore raro in un’epoca musicale spesso segnata da ripetitività e prevedibilità.
L’Italia continua a sfornare talenti straordinari e non soltanto a livello esecutivo ma anche, e forse soprattutto, in termini compositivi. Bisogna soltanto avere la voglia di ricercare e ascoltare...
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