QUINN SULLIVAN Midnight Highway

recensione
Si è fatto conoscere come uno dei prodigi della nuova era del blues, ed ora è tempo di capire dove il terzo album in studio – Midnight Highway – stia indirizzando il suo percorso artistico.
Se Cyclone (2011) aveva dato il via all’indipendenza e Getting There (2013) aveva fatto da ponte verso il primo stadio della maturità, il nuovo Midnight Highway rappresenta il primo capitolo dell’età adulta di Quinn Sullivan, il cui playing conferma la sua leggendaria nomea, mentre l’intensità solistica emerge con forza come chiaro retaggio della grande amicizia con Buddy Guy (mentore di Sullivan sin dai primi istanti).
Per quanto le radici blues siano...
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onnipresenti e sempre in primo piano, la transizione verso qualcosa di più articolato e organico rispetto al passato si nota in composizioni come la titletrack, brano che sposta i ritmi e le atmosfere verso un mood pop/country di maggior respiro. In diverse tracce si intravede un futuro fatto di molto più di un perpetuo showcase chitarristico, ma Midnight Highway è ancora giovane, ancora acerbo in certi passaggi, perlopiù nei testi. Tuttavia, è un album prezioso, marcato dal suono e dall’identità del protagonista: un lavoro su cui parecchi chitarristi potrebbero meditare.
Buddy Guy aveva predetto l’importanza dell’approdo di Sullivan sulle scene, e Midnight Highway è la conferma di una strada artistica che si apre ora verso grandi orizzonti.
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