GARY MOORE Different Beat
di Eugenio Palermo
01 dicembre 2022

recensione
GARY MOORE
Different Beat
BMG
Anno 1999 – Con il controverso Different Beat Gary Moore si avventura tra suoni sintetici, ritmi dance e campionamenti, allontanandosi dai territori del blues più canonici. Ebbene, il 2 dicembre 2022 BMG pubblica la ristampa proprio di quell’album che tanto ha fatto discutere, optando per il formato vinile (arancione trasparente, comprensivo della bonus track Can’t Help Myself (E-Z Rollers Remix) e per il più canonico CD.
11 le tracce di Different Beat , per un’ora abbondante di musica che spazia tra gli umori pop più sperimentali, pur senza dimenticare i naturali ed inevitabili guizzi blues/rock che la personalità di Moore non può certo reprimere. Ma non solo. Moore imbraccia la chitarra, naturalmente, ma anche il basso, si appropria del microfono, concepisce i disegni ritmici ed ordisce le texture dei brani della scaletta. In quanto alla batteria, Moore coinvolge il leggendario Gary Husband, mentre affida la programmazione ai superbi Roger King e Phil Nicholls. Un album che a quel punto si discosta dal tracciato del chitarrista irlandese, ma che comunque attrae… anche i fans che allora puntano il dito. Un album di Gary Moore resta sempre un album di Gary Moore.
Cenni di...
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11 le tracce di Different Beat , per un’ora abbondante di musica che spazia tra gli umori pop più sperimentali, pur senza dimenticare i naturali ed inevitabili guizzi blues/rock che la personalità di Moore non può certo reprimere. Ma non solo. Moore imbraccia la chitarra, naturalmente, ma anche il basso, si appropria del microfono, concepisce i disegni ritmici ed ordisce le texture dei brani della scaletta. In quanto alla batteria, Moore coinvolge il leggendario Gary Husband, mentre affida la programmazione ai superbi Roger King e Phil Nicholls. Un album che a quel punto si discosta dal tracciato del chitarrista irlandese, ma che comunque attrae… anche i fans che allora puntano il dito. Un album di Gary Moore resta sempre un album di Gary Moore.
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storia – Con i Colosseum II, Gary Moore esplora un sofisticato rock prog dalle venature jazz, poi è la volta dell’hard rock degli Skid Row. Affascinato da Peter Green (chitarrista e fondatore dei Fleetwood Mac) si addentra nei territori del blues dove sfoga tutta la sua passione ed energia. Rock, hard rock, blues, sperimentazioni, e poi di nuovo il blues, alimentano la discografia di Moore, per 20 album che alternano fasi di popolarità a moment di minor successo. Tra le vette, Still Got The Blues (1990), certificato disco d’oro e di platino.
Irlandese, classe 1952, scomparso nel 2011 all’età di 41 anni, Gary Moore resta a tutt’oggi un caposaldo della seicorde; il suo guitar playing è frutto di tecnica e di tanta anima ed in più Moore canta e il suo è un timbro soul. Randy Rhoads, Kirk Hammett, Joe Bonamassa, Zakk Wylde, Vivian Campbell, per fare qualche nome, hanno sempre indicato Moore tra le loro influenze.