PIERS FACCINI & BALLAKÉ SISSOKO "Our Calling"

di Umberto Poli
01 settembre 2025

recensione

Piers Faccini e Ballake Sissoko
Our Calling
No Format Records
Registrato su nastro nel corso di soli cinque giorni a Parigi, Our Calling rappresenta a tutti gli effetti la scusa ideale, se non proprio la tanto attesa “chiamata”, affinché due artisti straordinari come Piers Faccini e Ballaké Sissoko decidessero di unirsi per un progetto ampio e compiuto, sia in termini di respiro sia di concezione. Dopo un’amicizia ultraventennale (i due artisti si conoscono dal 2000 e hanno collaborato in più occasioni) e con una profonda stima reciproca, era naturale che il raffinato songwriting di Faccini (padre italiano e madre inglese, da anni residente in Francia) incontrasse la maestria di Sissoko, un gigante della kora, nonché portavoce delle più autentiche tradizioni Mandé.

L’album, che si compone di dieci tracce, è dedicato alle migrazioni e alla contaminazione culturale, a quell’aura di magia che, soltanto attraverso l’incontro con ciò che è “altro” sul piano umano, culturale o geografico, può nascere e prendere il via, decollando grazie alla musica oltre qualsivoglia muro e confine.
Our Calling è una narrazione sonora variegata e affascinante, i cui riferimenti spaziano dai semi trasportati dal vento alla figura dell’usignolo, passando dall’Africa occidentale all’Europa in un flusso che richiama (e ricorda) gli spostamenti dell’uomo inserito in una cornice...

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temporale fatta di secoli e stagioni, scambi, commerci, ritmi, pratiche e sapere.

Tracce ipnotiche e senza tempo (North And South), si miscelano a tracce evocative e poetiche (If Nothing Is Real), per un risultato globale anche merito del delicato e riconoscibile guitar playing di Faccini che suole alternare una Martin 018 del 1945 ed una Guild M-75 Aristocrat del 1950.
Registrato da Frédéric Soulard, l’album rivela anche la presenza di alcuni ospiti d’eccezione: il violoncellista Vincent Segal, Badjé Tounkara all’ngoni (sorta di liuto di origine maliana) e Malik Ziad al guembri (detto anche sintir,, uno strumento a tre corde tipico del gruppo etnico Gnawa del Marocco). Unica eccezione, in un corpus capace di fondere in maniera mirabile l’essenza più profonda del continente africano e la lingua inglese, è il brano intitolato Ninna Nanna, un traditional proveniente dall’Italia meridionale; ma, come si diceva, per Piers Faccini e Ballaké Sissoko non ci sono limiti alla creatività, alla pura gioia del suonare, al brivido che si genera affrontando, con la mente sgombra da pregiudizi e definizioni, la meravigliosa arte della composizione.