RICCARDO CORSO "Electric Vibe"
di Dario Guardino
03 giugno 2024
recensione
Riccardo Corso
Electric Vibe
Zingar Music/Geko Muzic
"Electric Vibe" è l’esordio discografico di Riccardo Corso, là dove egli spazia dal rock più energico, corroborato spesso da venature fusion, ad intense ballad con chiari riferimenti alla settima arte.
“La gestazione di Electric Vibe...” – spiega Corso – “risale al famigerato lockdown, durante il quale ho messo mano a idee e input che fino a quel momento non avevo avuto il tempo di sviluppare. Registrazioni e arrangiamenti sono avvenuti nel mio home studio, mentre ho avuto il piacere di condividere la produzione ed il mix con Rudi Pusateri... siamo anche co-editori”.
Corso si conferma musicista attento alla scelta dei suoni e agli arrangiamenti, sviluppando ogni idea per “sottrazione” (less is more, diceva Miles Davis!): nel disco, peraltro, non vi sono tracce di profiling ed ausili digitali, semplicemente, sfodera un suono scaturito da una attenta combinazione di testate e cab opportunamente microfonati; “lo spostamento di un microfono può risultare determinante per il suono finale...”; insomma, alla vecchia maniera.
Apre "Rise Up", il brano più fusion-oriented del lotto che Corso ha modo di condividere con due giganti della scena internazionale come Virgil Donati (batteria) e Jimmy Johnson (basso), quest’ultimo, è bene ricordarlo, ha suonato in album iconici come Metal Fatigue del geniale...
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“La gestazione di Electric Vibe...” – spiega Corso – “risale al famigerato lockdown, durante il quale ho messo mano a idee e input che fino a quel momento non avevo avuto il tempo di sviluppare. Registrazioni e arrangiamenti sono avvenuti nel mio home studio, mentre ho avuto il piacere di condividere la produzione ed il mix con Rudi Pusateri... siamo anche co-editori”.
Corso si conferma musicista attento alla scelta dei suoni e agli arrangiamenti, sviluppando ogni idea per “sottrazione” (less is more, diceva Miles Davis!): nel disco, peraltro, non vi sono tracce di profiling ed ausili digitali, semplicemente, sfodera un suono scaturito da una attenta combinazione di testate e cab opportunamente microfonati; “lo spostamento di un microfono può risultare determinante per il suono finale...”; insomma, alla vecchia maniera.
Apre "Rise Up", il brano più fusion-oriented del lotto che Corso ha modo di condividere con due giganti della scena internazionale come Virgil Donati (batteria) e Jimmy Johnson (basso), quest’ultimo, è bene ricordarlo, ha suonato in album iconici come Metal Fatigue del geniale...
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e indimenticato Allan Holdsworth, oltre che far parte della band accanto a James Taylor. Ebbene,
nonostante la metrica intricata ed accattivante, complice anche il poderoso e tecnico drumming di Virgil Donati, in questo brano Corso riesce a far emergere in maniera egregia la componente melodica a partire dallo sviluppo del tema, ed è proprio il perfetto bilanciamento tra tecnica mai fine a sé stessa e playing spontaneo a fotografare il suo stile: “gli assoli solitamente li improvviso; in un secondo momento li imparo e li perfeziono...”
"The Moon", questa volta con Paolo Fabbrocinino alla batteria e Francesco Luzzio al basso, è un mid-tempo che cattura sin dalla prima nota del tema e conferma quanto appena detto; inoltre, è bene ricordare che si tratta di un album strumentale – una vera sfida nel 2024 (!) – tuttavia, è proprio il lirismo di Corso, così come le improvvise aperture armonico melodiche, a non far rimpiangere l’assenza di un/una vocalist... prova ne è il fatto che si prende a canticchiare i temi portanti poco dopo il loro ascolto.
"Not For Me", con Francesco Isola alla batteria e Marco Siniscalco al basso, è una ballad emozionante ed evocativa, là dove Corso imbraccia la sua fedele Agostin Tele-style “per avere un suono brillante e vintage...” [Negli altri brani del disco si affida alle Agostin Strat-style in configurazione HSS]
"Oriental", con Francesco Isola alla batteria e Alex Lofoco al basso, è un mid-tempo dai risvolti rock/fusion che affascina davvero: “E’ una sorta di viaggio mentale in una città del futuro che strizza l’occhio agli anni Ottanta, con chiari rimandi ascrivibili a Timmons e Satriani, due dei miei guitar heroes dell’adolescenza, là dove è la pentatonica evoca con prepotenza sonorità orientali nell’intro e nelle strofe, come suggerisce il titolo, ma senza mai intaccare lidi bluesy...”
Chiude "Song For Mino", con Valter Sacripanti alla batteria e Andrea Rosatelli al basso: è il tributo che il chitarrista lombardo dedica a una persona cara, una accorata ballad in cui il lirismo che gli è proprio emerge in tutta la sua bellezza, mentre un bridge va a richiamare atmosfere tanto care a Morricone, il leggendario compositore di cui Corso è un appassionato estimatore.
Compositore, sessionman (Cristicchi, Turci, Orchestra RAI), arrangiatore, docente di chitarra (elettrica ed acustica), Riccardo Corso rientra a pieno titolo nel novero dei chitarristi più completi ed interessanti della nostra penisola: il suo nuovo Electric Vibe non fa che confermare la sua statura.
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