ADGPA Issoudun Capitale de la Guitare 2018

di Marino Vignali
29 novembre 2018
Ci sono molti parametri per misurare la popolarità e l'importanza di un festival: ebbene, quello di Issoudun gode di un successo che, dopo 30 anni di vita, non accenna a diminuire... Il motivo lo si può intuire anche puntando l'attenzione su tre dei protagonisti di quest'anno che, pur non comparendo nel nutritissimo programma, ne hanno impersonato l'anima: Alain Giroux, Robert Nephtali e Alex Costanzo.

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Alain Giroux, 76 anni, storico rappresentante francese del fingerstyle-blues e autore di importanti opere didattiche, indipendentemente dal fatto di essere o meno in cartellone, non si è mai perso un'edizione della manifestazione per il semplice piacere di ascoltare della buona musica e di conoscere nuovi chitarristi. Anche quest'anno, dunque, era presente e non ha negato a nessuno un sorriso, un selfie o un suggerimento di carattere musicale. Solo quando, meno di una settimana dopo la fine del Festival, è giunta la notizia della sua scomparsa, ci si è resi conto dello stato di salute in cui si trovava. Sapeva di non avere ancora tanto tempo a disposizione ed ha deciso di dedicarlo alla passione della sua vita, in un ambiente che amava e lo amava.

Significativa è anche la storia di...

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Robert Nephthali, la persona che ha dato inizio a tutto. E' lui, infatti, che ha fondato l'A.D.G.P.A., che ha contribuito in modo determinante a fare di Issoudun la “Capitale de la Guitare”, che ha ispirato il brano di Marcel Dadi Robert The President e che ha dato il consenso alla fondazione dell'Associazione indipendente Italiana.
E' però sempre lui che ha sancito lo scioglimento di quella francese e che ha impedito l'uso del nome Atkins-Dadi Guitar Players Association ai vari Delegati che hanno fondato una miriade di associazioni regionali gemellate dedicate a Marcel Dadi. E' stato ancora lui a creare una nuova sigla (Les Amis de La Guitare) per da vita, nei pressi di Bordeaux, ad una Convention alternativa ad Issoudun, sino a quando, qualche anno fa, ha abbandonato le attività musicali per trasferirsi in Marocco. Sono quindi passati ben 24 anni prima della decisione di cedere alla nostalgia e di ritornare a respirare l'aria di quella manifestazione capace di resistere ostinatamente ad ogni contrattempo e di arrivare al prestigioso traguardo dei 30 anni senza mostrare il benché minimo segno di cedimento. Un gesto significativo il suo, il cui apprezzamento da parte di tutti è stato sottolineato dall'accoglienza calorosa che gli è stata tributata. Il magnifico gruppo di persone che ha dato origine al mito di Issoudun si è nuovamente riunito e questa, in fondo, è la sola cosa che conta.

Alex Costanzo è l'attuale Presidente dell'associazione francese. Un uomo fortunato perché circondato da un'Equipe fantastica che ha, tra i principali punti di forza Gérard Sadois, Jean Philippe Perret, Laurent Leze, Daniel Matzinger, Dominique Delpoux e un'agguerrita schiera di rappresentanti del gentil sesso: le due Michelle, Chantal, Agathe, Stéphanie, Cécile, Hélène, Laure, Marine e Aurore. Nonostante i mille impegni e problemi organizzativi, quest'anno Alex non è riuscito a contenere il suo entusiasmo e, imbracciato il fedele basso, si è esibito a metà mattinata (con la moglie come cantante ed un fedele amico alla chitarra) al DAGDAD Café, ovviamente divertendosi un mondo.

Il coraggio di Alain, la nostalgia di Robert e l'allegria di Alex sono tre facce della stessa medaglia e ben rappresentano l'essenza della manifestazione.

Sotto il profilo strettamente artistico, il resoconto dei concerti principali non può che iniziare dalla performance di Michele Pucci, uno dei protagonisti della serata di apertura per aver vinto il Premio A.D.G.P.A./Banca delle Prealpi 2018. La sua esibizione è stata molto apprezzata sia per la varietà dei brani proposti che per l'alto livello tecnico dell'esecuzione. Pur senza rinnegare la sua predilezione per il flamenco, infatti, Michele ha puntato sulla suggestione di composizioni originali dalla forte componente melodica e, grazie al sapiente alternarsi dei momenti energici ad altri di grande suggestione, è stato molto apprezzato dal pubblico, che ha premiato i suoi sforzi con un'insistente richiesta di bis. Molto interessante è stata anche l'esibizione di Idhai, un giovane ed eccentrico chitarrista/cantante/compositore, presentatosi in compagnia di Nicolas Hoch alla chitarra e Thomas Carbonneaux al cajon. Le sue canzoni vantano arrangiamenti decisamente sfiziosi, frutto della miscela di ritmi di funky, blues, jazz e reggae con fraseggi di chitarra studiati ed incisivi.
Di gran classe è risultato l'intervento di Maneli Jamal, di tanto in tanto supportato in scena da Shai Sebbag. Grazie alle influenze derivanti dall'aver vissuto in ben 5 Paesi differenti (Iran, Bielorussia, Germania, Stati Uniti e Canada), la sua proposta artistica, nonostante la giovane età, è apparsa assai matura e molto ben costruita, perché sviluppata con l'aiuto di una profonda cultura non solo musicale.
Il concerto del giovedì ha potuto contare anche sulla strana coppia formata da Christian Laborde e Joseph Lipomi: strana per il contrasto tra due personalità apparentemente opposte, sebbene legate da una naturale tendenza al buonumore. Christian Laborde è uno dei Senatori del fingerstyle francese ed è in possesso di un'incredibile precisione esecutiva unita ad un tocco morbido ed espressivo. Joseph Lipomi, al contrario, è un musicista inclassificabile perché, malgrado la sua iniziale frequentazione del Conservatorio, è dall'età di 14 anni che vive suonando tutti gli stili immaginabili con i musicisti che incontra frequentando i palcoscenici di mezzo mondo (Argentina, Costa-Rica, Cuba, Irlanda, Inghilterra, Turchia ecc. ecc.). Se a questo si aggiunge un viso super espressivo che ne sottolinea la dirompente simpatia, si comprende come la sua sola presenza sia fonte di continue sorprese. Di fatto tutta l'esibizione è sembrata frutto di una spensierata improvvisazione, con la chitarra di Joseph pronta ad entrare a gamba tesa sui raffinati arpeggi di Christian. Difficile dire se si è divertito di più il pubblico o i due protagonisti. Comunque è stato davvero un bel momento di spettacolo.

Il concerto del venerdì è stato aperto da Gareth Pearson, esplosivo come al solito. Guardandolo si ha l'impressione di trovarsi davanti ad un Tommy Emmanuel caricato a molla, a causa della tendenza a suonare i classici picking ad una velocità supersonica. Si è anche concesso una performance di moonwalk mentre proponeva la Billie Jean di Michael Jackson. Si potrà discutere sulla sua originalità, ma bisogna ammettere che, sotto il profilo tecnico, si pone al limite delle
possibilità umane.

Un giudizio più articolato si può invece esprimere sul duo formato da Jean-Felix Lalanne ed Eric Gombard. Eric è noto per essere stato uno dei componenti dei Superpickers e per essere attualmente uno dei più apprezzati collaboratori di Guitarist Acoustic. Le sue rubriche didattiche interessano diversi stili musicali, a riprova di una naturale tendenza all'eclettismo.
Jean-Felix Lalanne, invece, è incontestabilmente uno dei più noti e dotati musicisti francesi. Bambino prodigio (già a 12 anni si esibiva in scena con il suo Maestro virtuale Marcel Dadi) può vantare una carriera assai prestigiosa come chitarrista, compositore (anche di canzoni e musiche da film), produttore e creatore dello spettacolo Autour de la guitare, che ha coinvolto decine di artisti di livello internazionale. Amici da molti anni, Jean-Felix ed Eric hanno sentito ad un certo punto il desiderio di incrociare i loro strumenti per incidere un album (Pick & Jazz) di composizioni originali. Il risultato dei loro sforzi, come è stato possibile verificare in versione live, è molto godibile. Si tratta di composizioni raffinate che miscelano arpeggi fingerstyle a cadenze jazz e che sono impreziosite da assoli misurati ed espressivi. Delicata musica di qualità per palati fini.

La serata di chiusura era incentrata sulla figura di un grande del blues come Robben Ford e, in effetti, al chitarrista americano gli applausi non sono certo mancati, malgrado una prestazione un po' sotto tono, anche a causa di alcuni problemi alla sua Telecaster che lo hanno costretto ad affidarsi a una SG dalla voce meno aggressiva e coinvolgente.
In compenso, un trio di ragazzi (Brice Delage And His City Slackers) che dovevano limitarsi a scaldare il pubblico, ha dato vita ad un set sorprendente che ha esaltato il pubblico. Leader incontrastato è il chitarrista Brice Delage, dotato di una presenza scenica non comune e caratterizzata da una Fender bianca (posizionata all'altezza delle ginocchia) che durante gli assoli veniva appoggiata per terra costringendo il musicista ad una posizione innaturale e quasi scimmiesca. Probabilmente si tratta di un atteggiamento studiato per stupire il pubblico ma bisogna ammettere che, oltre al lato spettacolare, Brice propone un sound originale, potente e quanto mai vario. La Jaguar, strumento notoriamente difficile da gestire in scena, diventa nelle sue mani una vera e propria fabbrica di suoni. Sorprendente e coinvolgente al tempo stesso.
Ma è stato tutto il gruppo a funzionare in modo egregio perché Clément Febvre si è dimostrato un ottimo batterista e Arnaud Giroux (figlio di Alain) un bassista solido e preciso. Proponendo un rock basico, speziato da influenze swing, i tre hanno preso di petto il pubblico di Issoudun ottenendo in cambio un'ovazione memorabile. Volendo essere critici a tutti i costi si può affermare che sono ancora un po' acerbi ma non si può negare che hanno delle potenzialità enormi.

Concerti, seminari e workshop a parte, resta da ricordare che nell'ambito del Festival si è svolto anche il prestigioso Salone della Liuteria di Francia, che ha visto tra i protagonisti Davide Pusiol (www.davidepusiol.com), vincitore del Premio A.D.G.P.A. Liutaio dell'Anno, oltre ai rappresentanti di Filbo (www.filbosnc.it)


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