BRAD PAISLEY Love and War
recensione
Come a voler rimarcare la propria posizione, per l’occasione Paisley ha davvero spolverato le armi più potenti, chiamando a raccolta nomi quali come Mick Jagger, John Fogerty, Timbaland, e Bill Anderson… il risultato? La risposta è davvero semplice. Love and War è una vera e propria lovefest...
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per tutti gli amanti della chitarra country-rock e, in generale, della musica ben scritta e ben suonata. I fill al fulmicotone della Telecaster di Paisley (Heaven South, One Beer Can, Grey Goose Chase) si alternano a linee melodiche più meditabonde (Meaning Again, The Devil is Alive and Well, Last Time for Everything), cucendo i confini di un album che racchiude tutti gli elementi necessari a far scorrere in un battibaleno una scaletta fatta di ben sedici brani. Drive Of Shame, scritta a quattro mani con Jagger, e non a caso richiamante alcune delle classiche mosse della discografia degli Stones, è una delle perle che arricchiscono il ritorno discografico di Paisley (ed a dirla tutta è anche una delle migliori manifestazioni possibili del Jagger più recente).
Lo stesso vale per Love and War, scelta perfetta per lasciar spazio al ritorno dietro al microfono di John Fogerty (co-autore per la prima volta nella sua lunga carriera), che non avrebbe potuto chiedere tematiche e sonorità più calzanti per fare la sua gloriosa comparsata. Love and War è a tutti gli effetti un album che fa della chitarra il cardine delle sue mosse, Paisley lo aveva reso chiaro molte volte nel corso degli anni, ed il nuovo album non fa altro che confermare l’affermazione. Si potrebbe azzardare a dire che Love and War mescola il meglio del pop-country più mainstream e del twang che molti vanno cercando per un’intera vita, e che lo fa grazie ad una ricetta che Paisley ha affinato a tal punto da renderla pressoché impeccabile.
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