Sam Coulson: Rock Progressive & Electric Classical

di Patrizia Marinelli
07 febbraio 2017

intervista

SAM COULSON
Electric Classical
Talento e preparazione, uniti alla passione per il rock progressive e la musica classica, sono il biglietto da visita di Sam Coulson. Elementi che lo hanno portato a suonare con gli Asia, nonché a confezionare il suo Electric Classical, l’album in cui, con la sua grintosa chitarra, interpreta 10 composizioni di musica classica...

Riguardo alla popolarità, Sam Coulson (nato a Bromsgrove il 9 febbraio 1987) è uno di quei musicisti che alla rete deve una buona parte di essa. Postando alcuni video su Youtube sin dal 2006, il chitarrista inglese è riuscito a costruirsi un solido seguito di followers e farsi notare. Complici, naturalmente, il suo talento, la passione per il rock progressive e il blues, nonché il suo solido background di chitarrista. E complice, oltretutto, Paul Gilbert che lo ha segnalato agli Asia! [Nel 2013 Coulson é entrato nella celebre formazione britannica, in sostituzione di Steve Howe]

Forte dello studio fatto sui numerosi artisti prog degli anni Settanta (EL&P, Jethro Tull, Rainbow, New Trolls...) e, naturalmente, sui caposaldi della musica classica, Sam Coulson e' approdato al suo primo album da solista che ha titolato Electric Classical, uscito lo scorso 20 novembre 2015 su...

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etichetta Cherry Red Records e per il quale sta organizzando il tour di supporto. Per questo album, egli ha scelto 10 composizioni di musica classica (Bach, Beethoven, Francisco Tàrrego, Antonio Lauro ed altri...) reinterpretandole con la sua chitarra rock...

Com’è nata l'idea di imbastire un album come Electric Classical?
Semplice. Volevo registrare con una Fender Stratocaster alcune composizioni classiche che adoro. Alcune di quelle in scaletta le conosco da anni, mentre altre le ho scoperte e studiate più di recente. Sai, mi piace tantissimo ascoltare la musica classica, soprattutto quando mi voglio rilassare... Certo, la maggior parte delle composizioni che ho scelto sono state interpretate e registrate più volte da vari artisti, ma io ho pensato che la mia sfida doveva essere quella di creare qualcosa di originale imbracciando la mia chitarra. Dunque, ho cercato di essere creativo nell'interpretare quei classici: ad esempio, variando in alcuni casi il tempo e le dinamiche, allo scopo di cimentarmi in habitat particolari e di creare sorpresa. In tutti i casi, si tratta di registrazioni che ho fatto nell'arco di un paio di anni e che qualche mese fa ho deciso di raccogliere in un album.

Hai fatto tutto tu o hai potuto contare sul supporto di qualcun altro?
Ho registrato e mixato tutto da solo nel mio studio. Sunii Joshi, che è un mio amico e un fotografo bravissimo, si è occupato dell’artwork. Daniel Earnshow e lo staff di QEDG Management, mi hanno dato tutto il supporto possibile e fatto in modo che il mio progetto si potesse concretizzare.

E’ vero che riesci a metabolizzare brani di musica classica soltanto con il loro ascolto, senza l'ausilio della partitura?
La maggior parte dei brani finiti sull'album li ho imparati ad orecchio. E’ una grandiosa lezione di chitarra che dò a me stesso ogni qualvolta decido di imparare un brano ad orecchio. Certo, ci vuole una incredibile quantità di tempo, ma posso assicurarti che i benefici di questo metodo mi ripagano alla grande.

C'è stata una composizione che ti ha dato del filo da torcere?
Ave Maria di Bach. Già gli arpeggi del preludio sono complicati, in più ho dovuto modificarne la struttura per riuscire a suonarli con la chitarra...

Dicevi che per l’album hai utilizzato la tua Fender Strat: che cosa ami di più di questa solid body?
Che tutto è accessibile col dito mignolo, senza muovere la mano dalla posizione in cui sto suonando. Mi piace l’ergonomia del body ed infatti le Fender Stratocaster, a mio avviso, sono le chitarre più confortevoli per suonare, anche da seduti. Inoltre, sono molto solide: non ho mai rotto un manico o alcunché ... e di viaggi ne ho fatti! Gli humbucker mi garantiscono un sound potente e definito e i tasti jumbo, infine, sono il massimo per bending e vibrato. La mia Strato, inoltre, ha il Floyd Rose che mi assicura la stabilità dell'accordatura. E poi, sono chitarre così belle da vedere... Ecco, sono queste le caratteristiche che ricerco in una chitarra.

Riguardo al resto del setup che hai utilizzato in studio?
Ho utilizzato il processore Boss GT10 poiché penso che oggigiorno il modeling sia assolutamente equiparabile a suoni e timbriche degli apparecchi di un tempo. Sul palco, invece, mi porto ampli valvolari e pedali tradizionali. Io dico sempre “arnesi diversi per lavori diversi!”

Ricordi la tua prima chitarra?
Certo, una Epiphone SG! Me l’avevano regalata a Natale quando avevo 16 anni e ce l'ho ancora...

Come si è articolata la tua formazione di chitarrista?
All'inizio ho preso un po' di lezioni di chitarra elettrica, ma mi ritengo perlopiù un autodidatta. I miei genitori mi avevano fatto l’abbonamento a Guitar Techniques e ritengo che questa rivista sia stata veramente utile per la mia formazione. In tutti i casi, per me la pratica, fare e rifare esercizi, è sempre stato divertente. Quando ero un ragazzino jammavo sui miei cd preferiti e giocavo a fare il rocker nella mia stanza. Sui 20 anni ho preso a studiare seriamente e fare ore di esercizi su scale, arpeggi e quant'altro... anche mentre guardavo la televisione!

Quando hai cominciato ad integrare nel tuo know-how la musica classica?
Come dicevo prima, mi è sempre piaciuto ascoltare la musica classica e a un certo punto ho preso a studiarne qualche brano approfondendo diverse tecniche, tra cui il fingerpicking. Suonare il rock è ciò che mi piace suonare sopra ogni cosa, ma suonare la musica classica per me significa prendermi un piacevole break da quel contesto così adrenalinico! [ride]

L’incontro con Paul Gilbert ti ha cambiato in qualche modo la vita, giusto?
La prima volta che ho incontrato Paul è stato al Namm Show 2012. Lui è un uomo incredibilmente gentile ed uno dei miei chitarristi favoriti… Insomma, in quella occasione mi ha invitato a unirmi al Great Guitar Escape, una serie di workshop che stava facendo a New York. E’ stato un grandissimo onore e, naturalmente, è stato proprio Paul a segnalarmi agli Asia!

Cosa ricordi di quella esperienza?
E’ stata una settimana memorabile! Ho avuto la possibilità di insegnare agli allievi di quel workshop, nonché di suonare con lo stesso Paul Gilbert ed anche con Guthrie Govan e Tony McAlpine! In quei giorni ho passato un sacco di tempo con Guthrie a parlare e berci qualche birra assieme. Lui è uno dei chitarristi che adoro…

Qual è stata la tua reazione quando ti hanno offerto di unirti agli Asia?
Ero letteralmente al settimo cielo! Un sogno… andare in tour e registrare con simili leggende del rock… da non credere!

Come definiresti il tuo stile e quello di Steve Howe?
Io penso di essere un chitarrista rock/blues che va dritto al punto. Mentre credo che Steve sia stato influenzato dal jazz molto più di quanto non lo sia stato io. Io suono quasi esclusivamente con delle Stratocaster solid body e lui invece suona con una marea di Gibson hollow body. Abbiamo un approccio molto differente… anche riguardo al fattore interpretazione. L'anno scorso ho avuto il piacere di vederlo suonare con gli Yes. E’ un musicista incredibile!

Lo hai mai incontrato e, nel caso, ti ha dato qualche consiglio?
Ho incontrato Howe nel backstage di quel concerto degli Yes ed abbiamo fatto una breve chiacchierata: si è comportato da vero gentleman! Per me è davvero un onore suonare i suoi famosissimi e amatissimi riff&lick!

Qual è il brano degli Asia che più ti piace suonare sul palco?
Sole Survivor… in questo brano, le linee di chitarra di Steve [Howe] sono una vera sfida e ti concedono lo spazio per fare il tuo assolo!

Ricorri alle triadi per i tuoi assoli?
Non abitualmente. Più spesso i miei assoli chiamano in causa le scale blues e pentatonica.

Non abbiamo parlato delle tue influenze di chitarrista…
Sono tantissimi i chitarristi che mi hanno influenzato! Su tutti Jimi Hendrix, Paul Gilbert, Joe Bonamassa, Richie Faulkner, Walter Trout… ma l’elenco potrebbe continuare a lungo!

Ti sei creato un gran bel seguito come tutor online. Che rapporto hai con tale tipo di approccio?
In effetti insegno parecchio via Skype e lo trovo fantastico. Posso stare tranquillamente seduto nel mio studio con una tazza di buon tè in mano, ed insegnare a persone ubicate in ogni parte del mondo... Per certi versi la tecnologia è una cosa incredibile.

In linea generale, quanto ti è stato di aiuto costruirti un seguito online?
Io posto video su Youtube dal 2006 ed essendo entrato in quel circuito così presto, mi ha aiutato a farmi vedere e a mettermi in contatto con alcuni dei miei eroi musicali… una cosa peraltro divertente!

Per concludere, stai programmando il tour di supporto di Electric Classical?
Non nell'immediato futuro, ma certamente è la prima cosa che ho messo nelle mie priorità!

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