Kerygmatic Project... Chronicles from Imaginary Places

di Paolo Pavone
21 novembre 2017

recensione

Kerygmatic Project
Chronicles from Imaginary Places
Ma.ra.Cash Records
Chronicles from Imaginary Places segna di fatto la maturazione artistica dei Kerygmatic Project. Si tratta di un lavoro ottimamente strutturato, fresco e dinamico, in cui trovano posto brani ben riusciti, oltre che tre poderose suite. L’idea di base che accomuna le varie composizioni dell’album è quella del viaggio nell’immaginazione artistica. Una macchina del tempo che permette di viaggiare tra presente, passato e futuro, attraverso la realtà quotidiana a quella prospettata dall’immaginazione creativa. Classicità e romanticismo si mescolano sapientemente, contribuendo a dare unità di fondo ad un album decisamente intenso, profondo e straordinariamente elaborato, pur nella sua piena ascoltabilità.

Apre The Time Machine Part I,II e III, un passaggio di suoni e sonorità che si appoggiano dapprincipio alle atmosfere intense del prog più incisivo e arrotato, per scivolare poi in folate sapienti di un pop deciso e ricercato. Il sospiro finale della prima tappa del disco, si conclude con un guizzo jazz d’altri tempi, là dove l’angoscia dettata dalle vibranti corde del basso di Tadini vanno a tinteggiare un panorama trasognante e speranzoso.
Si continua con Dive Into The Night, in cui la stratificazione sonica giunge in equilibrio e sostegno all’apparato lirico del brano stesso: la tensione di un amore impossibile...

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che naufraga nell’accettazione e rassegnazione più stagnante. Una tensione palpabile di sound, di accenti e timbriche che lasciano l’ascoltatore spiazzato e incollato al lettore cd.

C’è anche lo spazio per una sospensione interamente strumentale, Escaping from Seventh Prison, in cui le note ammalianti e ricercate del drumming di Nobili fanno il paio con l’estro lucente del compositore/tastierista Campagnolo. Un mix equilibrato di atmosfere e accenti sonici, di discorsi infiniti di un viaggio che sembra proprio suggerire il fine del trio italiano: prendere per mano e per la gola chiunque ascolti queste loro “cronache del viaggio”… Riuscendoci, visto che è difficile sfuggire al carico di enfasi che i musicisti del combo riescono a creare grazie a un’intesa maturata negli anni e cristallizzata con questo nuovo progetto.

L’opera si chiude con Kubla Khan, brano ispirato dalle parole del poeta S.T. Coleridge e musicate con perizia in una composizione che è figlia del quattro corde di Tadini: al solito, intenso e impeccabile sotto il profilo esecutivo e compositivo.

A questo punto è facile intuire che i Kerygmatic Project abbiano ormai ingranato la quinta: dopo il precedente Now And Again, con il nuovo Chronicles from Imaginary Places il trio lombardo ingigantisce il proprio background, e dimostra quanto la ricercatezza e lo studio del proprio strumento possano coincidere con l’estro. Tre giovani musicisti italiani che, un passo alla volta, stanno conquistando un pubblico sempre più vasto e multisfaccettato.




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