BLINK 182 California MATT SKIBA

di Steve Rosen
31 gennaio 2018

intervista

BLINK 182
MATT SKIBA
California
Matt Skiba è ancora incredulo ripensando a tutto ciò che gli è successo negli ultimi due anni… Dopo che Tom DeLonge ha deciso di non presentarsi con i Blink 182 per una serie di show, la band gli ha chiesto di entrare in squadra e poi di registrare California, l’album uscito lo scorso anno, a tutt’oggi portato in tour per il globo…

E’ successo due anni fa: abbandonati da Tom DeLonge poco prima di una serie di date, Mark Hoppus e Travis Barker chiamano Matt Skiba che, in quel momento, sta suonando con i suoi Alkaline Trio, la band che ha fondato nel 1996. Le cose funzionano a dovere e a Skiba viene quindi chiesto di far parte della band in pianta stabile. “Volevo impressionare Mark e Travis e pertanto fare un gran lavoro: ci tenevo a far capire ai ragazzi che avevano fatto la scelta giusta. Abbiamo provato per circa un mese ma nel momento in cui i nuovi show erano alle porte, mi sono sentito come impreparato. Alla fine però tutto è andato bene e mi sono dimostrato in grado di essere sul palco con loro. In più, i fan dei Blink...

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mi hanno dimostrato subito grande affetto, e questo per me è stato fondamentale…”

Dopo due anni sul palco con i Blink 182, Matt Skiba (nato a Chicago nel 1976), prende parte alle registrazioni di California (BMG Records): un ottimo album anche per gli standard ricercati dagli stessi Blink, che schizza al numero uno delle classifiche senza che nessuno ne resti così sorpreso. Abbiamo incontrato Matt Skiba a Los Angeles e parlato con lui di come sono andate le registrazioni dell’album, di come è stato metabolizzare le parti di DeLongee e di come ha reinventato il suo guitar sound…

BLINK 182 lineup
Mark Hoppus (bass/vocal) – Travis Barker (drum/percussion) – Matt Skiba (guitar/vocal)

Quando hai saputo di essere il nuovo chitarrista dei Blink 182?
Due anni fa… era il 18 o il 19 marzo. Tom DeLonge ha abbandonato il gruppo poco prima del Musink Fest e così sono stato contattato per aiutarli a non cancellare la loro data. Mark [Hoppus] mi ha chiamato e mi ha invitato a pranzo, che non è una cosa così fuori dall’ordinario, ma quando si è presentato anche Travis [Barker], ho capito che la faccenda stava prendendo una piega un po’ diversa…

Non era mai successo prima?
Ci conosciamo tutti da molto tempo, ma quel giorno a pranzo non sapevo di cosa volessero parlarmi, quindi chiedendomi di suonare con loro al Musink mi hanno fatto una gran bella sorpresa. Ovviamente ho accettato molto volentieri e lo show è andato anche molto bene. Da quel momento in poi, abbiamo deciso di entrare in studio e capire cosa potesse succedere. Stando agli apprezzamenti ricevuti da California direi che tutto è andato benissimo! Sono stati due anni incredibili.

Credi che i fan degli Alkaline Trio siano stati contenti di vederti con i Blink 182?
Essendo attivo su social come Instagram e Twitter (non sono un grande fan di Facebook…) ho potuto capire che le reazioni sono state miste, diciamo 50/50. Alcune persone non erano per nulla contente, mentre altre hanno espresso tutta la loro felicità. Ovviamente, anche i fan di Tom [DeLonge] si sono fatti sentire con qualche commento non troppo entusiasta... In generale però, io sono grato di questa opportunità e posso dire che anche i fan degli Alkaline Trio mi hanno supportato in maniera fantastica. Molti fan in generale hanno capito che tipo di opportunità fosse: non un bene soltanto per me, ma qualcosa di positivo per tutti. Io e Travis siamo diventati ottimi amici e, in generale, far parte di una band con due buoni amici è fantastico! Sono grato ai fan degli Alkaline per avermi supportato in questa avventura.

Quanto hai dovuto studiare per iniziare questo percorso?
Ho avuto circa due settimane per imparare tutto ciò che potevo riguardo ai brani della scaletta dello show. Dopo quelle prime due settimane ho iniziato a provare con Mark e abbiamo cercato di studiare lo show nel suo complesso e come suonare con il click. Ho imparato i brani abbastanza bene da poterne interiorizzare il tiro, dopodiché è stata una questione di entrare nel mood del gruppo e suonare insieme sul palco.

In effetti, sul palco, i brani cambiano parecchio…
Quando si suona sul palco, certi elementi prendono una connotazione diversa rispetto all’album: ad esempio, le pause, gli stop-and-go o le accordature. Ma nel momento in cui Travis è arrivato a provare con noi, sono riuscito a vedere il quadro completo dei brani, a interiorizzare come andavano resi in ogni particolare e sentire il giusto comfort nel suonarli.

Hai dovuto affrontare momenti di sfida nel suonare le parti di Tom DeLonge?
Durante tutto il set! [ride] Io e Tom abbiamo due guitar playing molto diversi; siamo cresciuti ascoltando le stesse band ma come musicisti siamo diversi. Per molti aspetti, entrando nei Blink, ho dovuto (re)imparare a suonare la chitarra. Tom ha delle idee geniali nel suonare ed io non ci sarei mai arrivato.

C’è stato un momento in cui ti sei accorto di dover scegliere cosa suonare nello stile di DeLonge e cosa invece aggiungere di tuo?
Certamente. Ho iniziato a suonare i brani esattamente come li si ascoltava sugli album, ma nel momento in cui mi sono sentito a mio agio, ho preso ad inserire qualche idea che mi pareva appropriata. Un giorno, durante le prove, abbiamo suonato un brano degli U2 e subito dopo ci siamo lanciati in uno di quelli che avremmo suonato nel nostro show: questo per dirti che alcune idee sono fluite all’istante da un brano all’altro. Non volevo in alcun modo cambiare la natura dei brani dei Blink, ma allo stesso tempo volevo che ci fosse qualcosa di mio, qualcosa da dire di diverso. Sono stato felice di constatare che Travis e Mark volevano proprio che io portassi qualcosa di nuovo nella band...

Hai dovuto aggiustare il tuo approccio in termini di chitarra, amp, strumentazione e quindi sound, rispetto agli Alkaline Trio?
Abbiamo iniziato utilizzando il mio setup con gli Alkaline, composto praticamente da un Bogner Shiva, un Fender Supersonic e qualche pedale Line6, ma alla fine abbiamo deciso di cambiare ed optare per un Kemper. Confesso che all’inizio avevo molti dubbi, visto che non avevo idea di come funzionasse, ma poi sono partito in quarta…

Hai sempre suonato con le Fender Jaguar?
No, ho iniziato con delle Les Paul Custom e per molto tempo ho utilizzato LP Custom e Gold Top. Successivamente ho firmato un contratto con GPC, un brand di piccola dimensione che oggi non esiste più, e poi ad imbracciare sempre più spesso delle Stratocaster, soprattutto per via del loro peso contenuto rispetto alle Les Paul. A quel punto, avevo già parecchi problemi alla cuffia dei rotatori a causa della moto, dello snowboard e dello skateboard, e quindi il peso delle Gibson iniziava ad essere eccessivo dopo un paio di ore di concerto. Per questo motivo ho iniziato a suonare con chitarre più leggere. Successivamente, un amico che lavorava alla Fender mi ha introdotto nel mondo delle Jaguar…

… e sei passato ad imbracciare le Jaguar!
Fender ha prodotto delle Jaguar col doppio humbucker che suonano come le Gibson e, a quel punto, le ho scelte in maniera definitiva.

Ricordi la tua prima chitarra?
Una Fender Squier Stratocaster in finitura Candy Apple Red e col battipenna bianco. Invece, la prima chitarra che ho suonato con gli Alkaline Trio, è stata una Gibson Les Paul Custom Black Beauty del 1979. Una chitarra fantastica… avevo venduto una batteria per comperarmela!

Ti è mai successo di vedere altri chitarristi suonare con una chitarra diversa dalla tua e decidere di volerla acquistare?
A Chicago nel 1988 ho visto Mike Ness suonare con i Social Distortion in uno dei loro primi show, quella volta aveva una Gold Top del ‘59… in quel momento non solo ho desiderato di avere quella chitarra, ma ho anche deciso che nella vita avrei voluto fare il chitarrista. Oggi questo racconto mi suona strano perché io e Mike siamo amici… In tutti i casi, vederlo suonare con quella Gold Top ha avuto un’influenza importante su quello che poi ho fatto.

Come è andata la scrittura dei brani per California?
Ci siamo ritrovati nello studio di Travis nella San Fernando Valley ed abbiamo preso a comporre il più possibile: per quanto mi riguarda, ho tentato di comporre quasi un brano al giorno. Inizialmente, le mie idee risentivano del mood degli Alkaline Trio, quindi mi sono messo ad ascoltare i vecchi dischi dei Blink provando ad entrare nel loro mood. C’è voluto un po’ ma poi hanno preso il tiro adatto. Ognuno di noi portava in studio del materiale e poi ci lavoravamo su tutti assieme nel tentativo di trasformare le varie idee in brani veri e propri. Abbiamo continuato con questo processo per diversi mesi: i brani erano molto buoni sin dalla loro forma più grezza ma non sfoderavano con naturalezza il loro carattere, non suonavano come avrebbero dovuto fare in un disco dei Blink 182…

Cos’è che mancava?
Probabilmente il produttore! In particolare, io, Mark e Travis abbiamo lavorato con Jerry Finn, un nostro caro amico che purtroppo oggi non è più fra noi. [Finn, scomparso nel 2008, è stato a lungo il produttore di Blink 182 e Alkaline Trio] Nessuno di noi ha mai lavorato senza Jerry o comunque senza un produttore; qualcuno in grado di consegnarti un obiettivo e fornirti un percorso preciso da seguire. A quel punto, abbiamo parlato con alcuni produttori con cui avevamo lavorato in passato e tra essi, John Feldmann. Il primo brano che abbiamo realizzato con lui è stato Bored To Death, proprio il singolo che poi ha lanciato l’album!

A quel punto eravate sicuri di aver trovato il produttore in linea con le vostre esigenze?
Ricordo che dopo quella giornata, uscendo dallo studio eravamo tutti convinti. Nessun dubbio al riguardo. È stata questione di un istante… Immediatamente si è instaurata la giusta alchimia; in maniera perfetta, John è entrato subito nel progetto e fra di noi. A quel punto abbiamo visto nascere via via l’album per come lo avete ascoltato.

Un altro aspetto dell’album che colpisce parecchio è la tua voce...
Ti ringrazio! Essere stato in grado di aggiungere la mia voce all’album, è una cosa straordinaria per me che sono un fan dei Blink 182 fin da prima di esserne parte. Vado molto fiero di quel che ho fatto con gli Alkaline Trio, ma cantare nei Blink è una delle esperienze più belle della mia carriera! Che siano i brani nuovi o quelli di vecchia data poco conta… io mi diverto moltissimo in entrambi i casi!

California è il primo album dei Blink 182 a raggiungere il primo posto in 15 anni. Cosa ha rappresentato per te questo traguardo?
Credo che raggiungere il primo posto in classifica mi sia servito a motivare totalmente l’aver lasciato gli Alkaline Trio. Sino a quel momento, tutto sommato, mi serviva una giustificazione vera e concreta per aver lasciato la mia band per una nuova via…

Ora uscirà una versione “expanded” dell’album, cosa conterrà?
Esatto, uscirà una Limited Edition in versione cd, vinile e cassetta audio con del materiale aggiuntivo, mentre noi partiremo in tour per supportarne l’arrivo nei negozi. Conterrà 11 nuovi brani, poiché quando abbiamo scritto California ci siamo trovati di fronte al bellissimo problema di avere sin troppo materiale! Con John Feldmann al nostro fianco abbiamo scritto quasi due brani al giorno ma non tutti sono finiti sul disco: dunque, abbiamo deciso di pubblicare parte di quel materiale in una nuova edizione limitata che conterrà anche una delle prime song nate quando Feldmann non era ancora entrato nel progetto.

Trovarti con un sacco di materiale, è effettivamente un bel problema da affrontare…
Non riuscivamo più a fermare il flusso! Era molto tempo che i Blink non pubblicavano un album e così abbiamo deciso di inserire nel disco 16 tracce che è un numero elevato per gli standard odierni. Alla fine delle session in studio ci siamo accorti di avere almeno altre 7/8 song di cui eravamo molto soddisfatti e che non volevamo lasciarle a morire nel cassetto. Ecco quindi il motivo della nuova edizione dell’album: noi ne siamo felici e speriamo che anche i fan possano apprezzare!

di Steve Rosen
Traduzione di Francesco Sicheri
Foto di Willy T.

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