Parris Hyde

di Maurizio Mazzarella
31 maggio 2017

recensione

Parris Hyde
Mors Tua Vita Mea
Freemood Records
I Parris Hyde si rifanno ad un heavy metal di matrice classica che fonde quel mood che, negli anni Ottanta, ha fatto la fortuna di tante band britanniche (Iron Maiden, Judas Priest e Saxon), statunitensi (Alice Cooper, Lizzy Bornen e Cinderella) ed anche danesi (Mercyful Fate e King Diamond). Ebbene, Mors Tua Vita Mea è il primo lavoro della formazione nostrana in questione, caratterizzato da un sound di tipo vintage ed una attitudine moderna.

La teatralità e l’atmosfera spettrale della titletrack, della durata di poco più di un minuto, incutono quasi timore, tanto da portare alla mente i Death SS… Poi arriva il primo vero brano della scaletta, 2nd2no1: veloce, molto à-la Priest come chitarre e sostenuto da una sezione ritmica possente, per certi aspetti gravita più nel thrash che non nell’heavy doc.

Il ritmo coinvolgente conduce a I Killed My Wife With A Knife, brano horror, suonato a gran velocità e chiuso dalla risata malvagia di un Parris Hyde intento ad emulare il mito di King Diamond.
Arriva quindi I Love Shopping – With Your Money con il suo glam in stile Poison e Motley Crue, e poi si passa a Life On The Line. Un brano melodico...

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e immediato, il cui andamento ed il cui timbro vocale di Parris Hyde riportano la mente ad Empire (brano dei Queensryche) ed al loro vocalist Geoff Tate. Insomma, un brano destinato a rimanere scolpito nella mente di chi lo ascolta.

Mors Tua Via Mea cova in sé anche momenti di sperimentazione, scovabili ad esempio in Digital Dream Land, in cui sono le tastiere a recitare il ruolo fondamentale, e con le stesse l’arrangiamento preciso e curato.
Le doti compositive della band fuoriescono con prepotenza in Far Away, sorta di un ipotetico AOR in cui i Dokken incontrano i Survivor.

Se la parte iniziale dell’album mostra la dimensione più dura e cattiva dei Parris Hyde, la seconda parte è invece più accessibile. Lo dimostra Alone, una ballad dai connotati poetici, con il suo splendido tappeto di chitarre e la sua emozionate melodia complessiva.

Con The Third Millennium Disillusion i Parris Hyde pigiano forte sull’acceleratore e, con uno mood nuovamente riconducibile ai Judas Priest, danno sfogo a tutta la loro componente heavy metal. Chiude un brano insolito, diverso rispetto da quelli della scaletta: si tratta di Border Of Mexico, una ballad dal ritmo cadenzato, semplice e facilmente assimilabile.

Mors Tua Vita Mea spazia tra i vari mood del rock e metal mostrando versatilità e duttilità: un album piacevole poiché appunto variegato e coinvolgente.

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